

Giornata della Memoria: riflessioni.
Giornata della Memoria: riflessioni
A cura di Serena Di Pede
Classe Quarta C – Liceo delle Scienze Umane
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Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)
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Articolo 13 – Costituzione della Repubblica italiana “La libertà personale è inviolabile”
La nostra Carta costituzionale (documento straordinario e lungimirante) è esplicita su questo argomento: essa non ammette la limitazione della libertà personale ed al riguardo chiarisce che “[…] è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone […]”.
Un padre e grande maestro della Costituzione, Piero Calamandrei, definì questo documento una Carta che “guarda al futuro” proprio perché prevede un Paese senza ingiustizia, in cui tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri.
E’ proprio grazie a questa Carta che noi ci siamo potuti liberare dal terrore ed abbiamo ripreso contatto con una realtà umana che era ritenuta scomparsa e con quei fondamentali valori civili che sembravano cancellati per sempre.
Non posso però nascondere il mio totale dispiacere quando constato il giudizio indifferente di alcune affermazioni espresse sulla Shoa, ritenendola un’invenzione strategicamente voluta dagli ebrei oppure valutata soltanto come un triste e normale evento della storia.
Nel rileggere la testimonianza di Primo Levi, mi chiedo come si possa anche solo pensare che il giorno della memoria, il 27 gennaio, sia una commemorazione formale, che non ha niente di diverso da un giorno come tanti altri oppure meramente celebrativa di sofferenze che ormai sono trascorse.
Da piccola lessi il “Diario di Anna Frank” e, per quanto in quegli anni conoscessi poco la tragedia dello sterminio degli ebrei, rimasi profondamente impressionata dalla storia di quella ragazzina, alla quale fu negata la gioia della fanciullezza, ma soprattutto il bene della libertà. Allo stesso modo, qualche anno dopo, mi ha commossa la lettura di “Se questo è un uomo” di Primo Levi e devo confessare che, da queste dolorose testimonianze, spesso mi interrogo su come tanta malvagità possa albergare nell’animo umano e perché non si sia potuto far niente per evitare un così ingiusto sacrificio di milioni di uomini, donne, bambini, anziani e disabili fisici o psichici.
La storia del pensiero filosofico ci insegna che già Cartesio rifletteva sul motivo per cui l’uomo è per natura incline a commettere errori, in quanto non si lascia guidare correttamente dalla ragione. A volte penso che i nazisti, nonostante vedessero di fronte a loro morire migliaia di disperati, fossero così razionalmente determinati nell’eseguire quelle raccapriccianti imposizioni autoritarie allo scopo di perseguire un folle piano di sterminio, a tal punto da ignorare e svalutare l’importanza della dignità umana, eliminando così chiunque non rispecchiasse i canoni della propria “razza superiore”: quella Ariana.
E, sebbene Cartesio avesse assegnato all’uomo il compito di dedicare tutta la vita allo sviluppo della ragione ed alla ricerca della verità, uomini, come i nazisti, si sono sentiti spronati, senza che niente e nessuno potesse distoglierli dal concretizzare l’inumano errore di perseguire la missione di sterminio, pronti a perseverarvi con risoluzione, sebbene essa potesse risultare dubitabile nel corso della sua esecuzione.
Ma qual’era veramente il fine ultimo della Shoa?
La Germanianazista era risolutamente determinata ad eliminare tutti coloro che non rientrassero nei canoni della loro razza.
Ma a cosa avrebbe portato tutto ciò? Al dominio sul mondo intero?
Secondo Cartesio, che qui amo ancora richiamare, “è molto più semplice dominare se stessi che gli altri”, sostenendo che la vita non ha senso se non la si dedica alla ricerca della verità, “cambiando i propri desideri piuttosto che l’ordine esterno delle cose”.
In realtà la storia ci testimonia che gli artefici dell’olocausto, nel portare avanti la loro folle missione, non hanno fatto altro che dirigere l’Europa ad una regressione totale del genere umano. Con la vita, all’uomo è stata data la possibilità di scegliere e di decidere quale cammino intraprendere, mentre ai perseguitati la vita è stata tolta e con essa i sentimenti, gli affetti, le vittorie e le soddisfazioni che la nostra esistenza ci concede.
Credo che ogni persona abbia il dovere di ricordare ciò che è accaduto, perché, ignorando la predisposizione dell’animo umano all’errore, rischiamo di assistere al replicarsi di nuove tragedie e di non capire o di comprendere troppo tardi quello straordinario dono che ci è stato dato con la vita: il diritto di godere pienamente della propria libertà, che, se violentato o violato, nessuno potrà mai sanarne le ferite.
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