25 marzo 2014 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Attualità della Filosofia di Blaise Pascal

Il grande scienziato Blaise Pascal nacque nel1623 inFrancia da una famiglia benestante e poté compiere buoni studi. Trascorse la giovinezza a divertirsi in maniera dissoluta e nel 1654 avvenne la sua conversione religiosa, impressionato anche dal fatto che la sorella era diventata suora. Pascal fu un ragazzo prodigio in matematica. Egli manifestò precocemente il suo sorprendente ingegno, scrivendo un saggio sulle coniche e costruendo una macchina calcolatrice (la pascalina). Successivamente scrisse tutta una serie di trattati sul vuoto e sull’espansione dei gas. Dal 1654 iniziò a nutrire una fede forte, seguendo il Giansenismo. Difese i giansenisti dalle accuse dei gesuiti attraverso le sue famose “Lettere provinciali”, con le quali attaccòla Chiesae il lassismo dei gesuiti, perché danneggiavano il cattolicesimo. Alla morte di Pascal nel 1662 gli amici raccolsero le sue riflessioni e le pubblicarono in un’opera intitolata “Pensieri”.

Pascal fu importante soprattutto in campo scientifico. Assunse una posizione critica nei confronti di Cartesio e dei razionalisti; si rivelò invece a favore dell’approccio galileiano. La caratteristica fondamentale del pensiero filosofico di Pascal era rappresentata dalla critica alla ragione, poiché questa per lui era uno strumento limitato. A partire da tale preoccupazione egli si soffermò a riflettere sul modo reale dell’essere dell’uomo, cioè sulla sua esistenza. Con le sue considerazioni Pascal anticiperà temi della speculazione post-hegeliana dell’ottocento e l’importante scuola di grande rilievo filosofico del novecento dell’esistenzialismo. Secondo Pascal, il problema dell’uomo è che, a differenza degli animali, si interroga continuamente sul motivo per cui è al mondo. La condizione umana è difficile e angosciante. Il dilemma fondamentale, che angoscia il genere umano, è il non riuscire a trovare il senso della propria vita con lo strumento della ragione. Proprio perché questa condizione rappresenta un’incognita così drammatica, gli uomini cercano di non pensarci e temono i momenti in cui devono interrogarsi su tale questione. La soluzione per Pascal è il divertissement, cioè la distrazione, lo svago, l’essere sempre impegnato in qualcosa. Però ci sono momenti della vita in cui gli uomini devono affrontare questo tema esistenziale. Pascal attribuisce alla scienza un grande potere nella sfera materiale, ma per lui essa non serve a niente di fronte ai quotidiani problemi esistenziali: in questo egli individua dunque il grande limite della scienza. Di fronte ai problemi dell’esistere umano nemmeno la ragione e la filosofia possono tornare utili. Secondo Pascal l’uomo si trova in una posizione mediana: tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, tra il tutto ed il nulla, tra il più forte e il più debole. A questa complessità esistenziale Pascal troverà conforto nella fede religiosa. Al riguardo egli distinse la legge della ragione (esprit de géométrie), cioè il mondo delle regole matematiche e della ragione, dalla legge del cuore (esprit de finesse), cioè il mondo degli istinti irrazionali, dell’anima e dei sentimenti. Per Pascal tutti gli uomini hanno bisogno di entrambi gli spiriti, perchè: “il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”. Pascal pervenne ad un’elaborazione dell’argomento razionale sulla sensatezza della fede religiosa, spiegato nella cosiddetta Grande scommessa. Suppose che si trattasse di un gioco: per questo secondo lui, puntando su Dio e facendo dei piccoli sacrifici, si osa vincere la vita eterna. Si punta qualcosa di finito, azzardando di vincere qualcosa di infinito. Puntando contro Dio si rischia invece soltanto la dannazione eterna o il nulla eterno. Quindi qualsiasi scommettitore, di fronte a questa posta in gioco, fa bene a scommettere su Dio, perchè rinuncia a cose finite, correndo il rischio in ogni caso di ricevere una ricompensa immensa. Secondo Pascal, l’uomo deve vivere scommettendo sull’esistenza di Dio perché scommettendo su di esso si può solo guadagnare e mai perdere. L’importante è che l’uomo scelga sempre con il suo CUORE. Questo argomento produrrà grande scandalo tra gli intellettuali del ‘600.

 

Il pensiero

Da tutto ciò emerge perché Pascal focalizzò la sua attenzione sulla condizione umana, in quanto si rese conto che il dedicarsi alla conoscenza della natura non esauriva l’universo umano, restando in gioco una molteplicità di complesse domande esistenziali a cui la scienza non può rispondere e nemmeno la filosofia. Al riguardo egli scrisse: “nei giorni di afflizione niente mi servirà sapere di matematica e scienza; burlarsi della filosofia è fare davvero filosofia per sottolineare i limiti di essa; tuttavia questo non significa svalutare la scienza.”

Come abbiamo prima detto, Pascal si convertì al giansenismo (movimento religioso nato nell’ambito della Chiesa cattolica, che fu avversato per alcuni assunti che lo avvicinavano al protestantesimo) ed aderì ad alcune concezioni proprie di questo movimento: quali la dottrina della predestinazione e della dannazione (connessa alla condizione conseguente al peccato originale). Ostili ai giansenisti furono i gesuiti (uno degli ordini religiosi più potenti all’interno della Chiesa cattolica) in quanto furono dai primi accusati di lassismo (permissivismo). La grande opera incompleta di Pascal, “i Pensieri”, doveva far parte di “un’apologia della religione cristiana”. In quest’opera egli criticò le posizioni scettiche e libertine, con l’intento di mostrare come la fede sia la scelta più razionale per gli uomini. In tal senso egli Compirà un’analisi della condizione umana, affermando che l’uomo può essere considerato un giunco pensante, ma quello più fragile che ci sia, poiché è sospeso tra il tutto e il nulla. Per questo l’uomo di fronte a tale situazione d’incertezza preferisce adottare l’amor proprio (il camuffare la sua vera natura imperfetta e illimitata, ingannando e mentendo) e il divertissement (allontanamento o distrazione da ciò che ci rende consapevoli della nostra natura). Pascal sostenne che il suo stato morale e fisico gli aveva impedito di essere distratto dalla realtà. Non è che la sua situazione di sofferenza fosse peggiore rispetto a quella degli altri uomini apparentemente felici. Tutti noi siamo nella stessa condizione di infelicità e di sofferenza ma non tutti ce ne accorgiamo; solo chi davvero soffre (come Pascal stesso) non si lascerà distrarre e potrà capire fino in fondo come la nostra vita non sia altro che un’ininterrotta sofferenza. Chi vive “felice” non si trova in una condizione migliore rispetto a chi soffre: soffre tanto come chi soffre però non se ne rende neppure conto, è ignaro di ciò che gli sta succedendo. Il divertissement è qualsiasi attività in cui l’ uomo si immerge e che lo porta a non riflettere sulla propria condizione miserabile: ad es. quando si esce con gli amici, quando si fa qualsiasi cosa che ci distragga. D’altronde, come fa notare Pascal, la cosa che l’uomo maggiormente evita è la solitudine, il trovarsi a faccia a faccia con se stesso a riflettere sulla propria condizione. Quando uno si ferma da solo e riflette, è preso dall’angoscia che invece non sente quando è indaffarato e si diverte.

 

Da cos’è limitata la scienza per Pascal?

Come abbiamo già visto Pascal sostenne che l’uomo conosce attraverso due vie: l’esprit de gèomètrie (via propria della scienza, perché attraverso la ragione e i passaggi deduttivi e dimostrativi si conoscono le realtà fisiche e gli enti matematici) e quella de finesse (attraverso il cuore, perchè mediante i sentimenti comprendiamo i problemi di un amico). Quindi secondo Pascal la scienza è limitata dall’esperienza, dalla non dimostrabilità dei principi primi e dall’incapacità di affrontare i problemi esistenziali come quelli del cuore e della ragione. Il cuore presenta uno SPIRITO DI FINEZZA il quale studia il mondo umano comprendendo anche l’intuito. Quest’ultimo è il più importante, ma è anch’esso limitato, poiché non dimostra l’esistenza di Dio e non rende comprensibile la condizione umana. La ragione ha uno SPIRITO DI GEOMETRIA, che studia la natura attraverso le dimostrazioni scientifiche. Per Pascal l’uomo si pone in una posizione mediana rispetto alla grandezza e alla nullità, poiché non è ne piccolo e ne grande, non è ne ignorante e ne sapiente, in sostanza la sua mente non è in grado di percepire ne il concetto del Tutto ne quello del Nulla. L’uomo difficilmente raggiunge la felicità poiché egli combatte tra ciò che vuole essere e ciò che può essere. L’uomo accetta questo suo stato di mediocrità solo tramite la religione e tramite Dio. La miseria dell’uomo è spiegabile attraverso la cacciata dal paradiso, poiché l’uomo vive con il ricordo di questo paradiso. La cacciata gli ha lasciato un vuoto colmabile solo grazie a Dio. In base al suo orientamento religioso, Pascal sostiene dunque che il cristianesimo offre delle risposte che possono essere dimostrate razionalmente e accettate dalla ragione, in quanto sono in conformità con essa (è questa la ragionevolezza del cristianesimo) perché riesce a dare conto dell’ambiguità e contraddittorietà dell’uomo, infatti,la Bibbiaparla della creazione umana a immagine e somiglianza di Dio (spiegando i suoi aspetti più nobili), ma descrive il peccato originale in seguito al quale Adamo ed Eva vengono cacciati dal paradiso terrestre, per cui tutta la loro stirpe conosce l’esperienza del male e della decadenza. In definitiva il Cristianesimo può convincere gli agnostici (chiamati insipiens) con un’argomentazione razionale.

Il cristianesimo fa luce su ciò che non può essere spiegato dalla scienza. Per questo il Dio di Pascal non è quello dei filosofi, ma quello di Abramo di Isacco e non si fa trovare facilmente (absconditus), perché l’uomo deve capire che ha bisogno di lui. Dato che la ragione non ci può fornire le prove dell’esistenza di Dio, Pascal affermò che bisogna considerare l’argomento una scommessa; si deve sacrificare il certo per l’incerto, in altre parole sacrificare la vita terrena per quella eterna. Esiste una contraddizione di fondo: la fede è un dono, ma, in quanto cristiano, devo credere.

 

ESPRIT DE GEOMETRIE E ESPRIT DE FINESSE IN PASCAL

Come abbiamo chiarito precedentemente, il pensiero filosofico di Pascal ha il suo punto di partenza nel fatto che egli, essendo scienziato, pensa che il sapere di tipo scientifico avesse delle caratteristiche peculiari e che nell’uomo fosse insita una componente geometrica, vale a dire una tendenza a misurare la realtà. In effetti questo è proprio lo scopo delle scienze matematiche del periodo in cui Pascal vive: il mondo fisico si sta spostando verso una misurazione con l’uso delle sole qualità misurabili. Pascal dunque non contesta tutto ciò, ma ribadisce che è giusto come il pensiero scientifico misuri, poiché già dentro di noi è insita tale tendenza. L’uomo però non si riduce soltanto alla sua tendenza a misurare, per cui si devono condannare e criticare i filosofi come Cartesio, i quali affermano che l’uomo si riduce alla sola tendenza a conoscere.

L’essere umano non si limita solo a questo, anche perché, quando egli giunge a conoscere quelle cose a lui prima sconosciute, dovrebbe essere soddisfatto, mentre in verità non lo è. Per Pascal non esiste solo l’esprit de geometrie, ma qualcosa di meno materiale rispetto alla misurabilità delle scienze, ossia l’esprit de finesse (cioè il cuore ), che è l’elemento che spinge l’uomo a porsi le fondamentali domande esistenziali.

 

Qual è la posizione di Pascal nei confronti della filosofia di Cartesio?

Pascal accetta con alcune riserve il metodo matematico di Cartesio per quanto riguarda la scienza della natura, ma lo rifiuta decisamente per quanto concerne la conoscenza del mondo interiore dell’uomo e dell’essenza divina. Infatti, la realtà naturale può essere scomposta e analizzata nelle sue singole parti e poi ricomposta in modo che possa essere compresa più chiaramente la funzione che svolge ciascuna parte in relazione al tutto. Invece l’animo umano non può essere studiato come se fosse una cosa meccanica, perché è impenetrabile nella sua misteriosa oscurità, che cela istinti ciechi e sentimenti imprevisti, e quindi non può essere sottoposto ad indagine razionale. Ma anche Dio rimane sconosciuto perché non è oggetto di esperienza. D’altra parte la ragione, anche se dimostra l’esistenza dell’io e di Dio, essa però non può spiegare che cosa siano veramente l’uomo e Dio. Gli attributi di sostanza pensante e di essere perfettissimo, riferiti rispettivamente all’uomo e a Dio, non indicano niente, perché non è chiarito che cosa sia il pensiero e quali siano la natura e l’essenza divina. Inoltre la ragione, pur affermando che le cose naturali esistono e che sono collegate fra loro da rapporti meccanici di causa-effetto, non dice davvero che cosa esse siano e non riesce neanche a definire chiaramente i principi fondamentali della scienza., che non sono oggetto di diretta esperienza sensibile.

 

Qual è la posizione di Pascal nei confronti della dottrina dei Giansenisti?

Giansenio (1585-1638) teologo olandese, fonda il Giansenismo, una dottrina eretica diffusasi presso i religiosi di Port-Royal, combattuta dai gesuiti, difesa da Pascal e condannata dalla chiesa cattolica. Giansenio, nell’opera postuma Augustinus, interpreta liberamente le idee agostiniane, giungendo ad una conclusione apparentemente calvinista. Egli sostiene che l’uomo, dopo la colpa di Adamo, non può compiere il bene, o anche semplicemente volerlo, con le sole sue forze. Per la salvezza umana è indispensabile la grazia che Dio dona, con giudizio imperscrutabile, ad alcuni mentre ad altri rifiuta. Di conseguenza esistono i predestinati ed i dannati, e Gesù Cristo non è morto per tutti gli uomini, ma soltanto per gli eletti, scelti da Dio. In virtù della grazia, l’anima si scioglie dai legami della carne e si libera dalle passioni in modo che non può più compiere il male, ma è trascinata invincibilmente al bene. Questa concezione nega il libero arbitrio e non sollecita lo sforzo di volontà, perché il destino dell’uomo è già segnato fin dall’eternità e non può essere cambiato in alcun modo. Pascal accetta in gran parte la dottrina giansenista ma se ne allontana in alcuni punti. Infatti anch’egli riconosce la miseria dell’uomo, decaduto per la colpa di Adamo, e ritiene che il riscatto dell’umanità può derivare soltanto dalla grazia che Dio dona generosamente a chi crede in lui.

 

In quale modo Pascal concepisce l’uomo?

L’uomo è un groviglio di contraddizioni insuperabili; il suo animo è continuamente incerto ed oscillante: nel campo della conoscenza, si dibatte tra la certezza e il dubbio; nel campo dell’attività pratica, desidera ardentemente la felicità, pur sapendo di non poterla raggiungere. Perciò possiede aspirazioni sublimi, che non è capace di attuare, desideri immensi che miseramente sono costretti a naufragare. Miserie e grandezza, quindi, costituiscono la natura dell’uomo: essere infinitamente piccolo di fronte alla natura (una goccia d’acqua è sufficiente ad ucciderlo), eppure immensamente grande nei suoi stessi confronti, perché egli è consapevole dei propri limiti ed ha coscienza della propria debolezza. 

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “La grandezza dell’uomo sta in ciò: ch’egli ha coscienza della propria miseria. Una pianta non si conosce miserabile. Conoscersi miserabili è, pertanto, un segno di miseria; ma è, in pari tempo, un segno di grandezza. L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c’è bisogno che tutto l’universo si armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta ad ucciderlo. Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa niente.”

 

Quale forma di conoscenza fa comprendere pienamente l’animo umano?

Come abbiamo già precisato, per comprendere l’animo umano occorre non l’analisi razionale dello spirito geometrico (esprit geometrique) proposta da Cartesio col cogito, ergo sum, bensì lo spirito di finezza (esprit de finesse). Tale forma di conoscenza è una intuizione immediata che nasce dal cuore, un criterio di giudizio penetrante che coglie e sente la realtà nel suo intimo mediante il sentimento piuttosto che col ragionamento astratto dell’intelletto. Infatti è proprio dello spirito di geometria il rigore logico dell’analisi; appartiene invece allo spirito di finezza penetrare l’anima umana, intuirne il segreto, coglierne le contraddizioni ed essere partecipe della sua speranza di riscatto.

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “Il vero spirito filosofico, perciò, consiste nel rifiutare la filosofia tradizionale perché il cuore ha le proprie ragioni che l’intelletto non conosce. Quelli che sono abituati a giudicare col sentimento non comprendono nulla delle cose nelle quali si deve ragionare, perché vogliono vederci addentro con una sola occhiata. Ridersela della filosofia significa filosofare per davvero. Il cuore ha le sue ragioni che la ragione ignora.”

 

Quali sono le possibilità di riscatto per l’uomo?

L’uomo può cercare di ignorare il tormento interiore e di sfuggire a se stesso, rivolgendosi alle cose esterne, con un’attività febbrile come il gioco, il lavoro… , carica di tensione che lo liberi dal pensiero della propria miseria. E’ ciò che Pascal chiama divertimento con un termine usato nel suo significato etimologico, come deviazione, distrazione, dal pensiero dominante che tormenta l’uomo, cioè dall’assillo della propria infelicità. Ma questo stordimento non soddisfa e non placa. Occorre perciò seguire un’altra via, quella che conduce a Dio, perché soltanto Dio è verità e bene ed è l’unico sostegno all’infelicità umana.

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “ L’unica cosa che ci consola delle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie. Perché è esso che ci impedisce principalmente di pensare a noi e ci porta inavvertitamente alla perdizione. Senza di esso noi saremmo annoiati, e questa noia ci spingerebbe a cercare un mezzo più solido per uscirne. Ma il divertimento ci divaga e ci fa arrivare inavvertitamente alla morte”.

 

Come viene vista la condizione dell’uomo da Pascal?

L’uomo è per Pascal un grande mistero non solo perché in lui ci sono più domande che risposte, ma anche perché la sua condizione si trova in una posizione particolare, in quanto gli è precluso sia l’infinitamente grande, sia l’infinitamente piccolo: l’uomo è circondato, è avvolto da un alone di infinitezza ma non può arrivare a comprendere nulla su di sè. L’uomo è qualcosa che si trova a metà strada tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, ma per questa sua condizione è svantaggiato, poiché è circondato da un abisso.

Quest’ultima affermazione di Pascal sembra ricondursi direttamente alla coincidenza degli opposti proprio di Cusano: le conclusioni appaiono affini ma, mentre quella di Cusano fu una semplice teoria filosofica, le conclusioni di Pascal sono dettate da un esperienza pratica. L’uomo sembra passare la sua vita nella mediocrità, ma ecco che ad un tratto la sua superiorità su tutto il resto del creato si manifesta: egli riconosce di essere miserabile e per questo è grande e si eleva come superiore anche all’universo grazie al suo pensiero. Inoltre secondo Pascal l’uomo, oltre ad essere un grande mistero, viene descritto nei suoi Pensieri come un fuscello, il più fragile che esiste in tutto l’universo, in quanto basta una semplice malattia per privarlo della vita, ma è comunque un fuscello pensante, che si chiede il perché della sua condizione. 

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