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Il concetto di realtà o sostanza in Cartesio

Il concetto di realtà o sostanza in Cartesio

 Il presupposto su cui poggia l’intera filosofia di Cartesio

Abbiamo visto che Cartesio è fermamente convinto dell’obbligatorietà di un metodo rigoroso, pari a quello della matematica, da impiegare nell’indagine della speculazione filosofica, valevole non solo per la conoscenza (cioè il piano teoretico della ricerca), ma anche per l’azione (ossia per l’ambito della morale). Tuttavia il presupposto filosofico, che sostiene in ogni caso l’intera impresa speculativa di Cartesio, non è semplicemente quello della ricerca di un metodo di indagine valido e nemmeno la tanto enfatizzata importanza che egli attribuisce alla necessità di ricorrere ad un dubbio metodico iperbolico, ovvero assoluto. Di fatto Cartesio muove da un presupposto filosofico incontrovertibile: per lui è importante, prima di ogni cosa, individuare che cosa è la “realtà”, intesa non semplicemente come realtà dei fenomeni che ci appaiono (la cosiddetta realtà fisica), bensì quella realtà non condizionata da nulla (metafisica dunque) o sostanza veramente reale (in verità originaria e quindi indubitabile), da cui hanno origine tutte le cose, compresa quella realtà fisica che noi vediamo e di cui facciamo continua esperienza.

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16 febbraio 2016 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Come è fatto l’Assoluto e chi lo può esprimere per Schelling?

Come è fatto l’Assoluto e chi lo può esprimere per Schelling?

(Nodi concettuali)

Abbiamo visto che è grazie a Fichte che viene fondato l’Idealismo trascendentale. Egli, nei “Fondamenti della dottrina della scienza”, aveva presentato il suo sistema dell’idealismo, che era al contempo morale e conoscitivo. Se Schelling inizialmente sostiene la filosofia di Fichte, ben presto perverrà a caratterizzare la differenza del proprio pensiero rispetto all’Idealismo dello stesso Fichte. Questa differenza si mostra pienamente allorchè Schelling nel 1800 pubblica la sua opera fondamentale, nella quale egli spiega che cosa intende per “ “Sistema dell’Idealismo trascendentale”, delineando un sistema filosofico molto diverso rispetto a quello di Fichte e chiarendone gli assunti filosofici su cui si fonda. Da tutto ciò emerge con chiarezza l’attenzione di Schelling su temi, che erano risultati invece secondari in Fichte, ma rivelatori con Schelling di una nuova e diversa “concezione dell’Assoluto”.

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Max Weber dalla filosofia alla sociologia

Quali sono i presupposti teorici che influenzeranno il pensiero di Max Weber?

Nella seconda metà del XIX secolo si manifestò, soprattutto in Germania, una vivace reazione al Positivismo e al modo di intendere le scienze umane da parte dello Storicismo. Lo Storicismo è stato un movimento filosofico che ha posto l’accento sull’irriducibilità della conoscenza storica a leggi universali e necessarie (come quelle tipiche delle scienze naturali), giungendo a proclamare la superiorità della conoscenza storica su quella delle altre discipline, in quanto solo tale conoscenza sarebbe capace di cogliere gli aspetti individuali e i valori che costituiscono l’essenza più profonda della vita e della realtà spirituale nel suo continuo mutare. I positivisti consideravano le scienze naturali il modello cui adeguare quelle dell’uomo e ritenevano che lo stesso metodo scientifico dovesse essere applicato in ogni campo del sapere (in fisica, in biologia, in sociologia, in storia, ecc.). Anzi pensavano che la ricerca scientifica, sia in campo umano che naturale, servisse a scoprire le leggi generali e a ricostruire i meccanismi insiti nella realtà e a spiegare e prevedere gli eventi. In tale direzione anche la scienza della società serviva non a costruire direttamente una morale razionale, ma a mostrare come una morale razionale nascesse dallo sviluppo della società prodotto dall’applicazione della scienza alla natura. Persino l’interesse della filosofia si rivolse al “fatto delle scienze”. Tale “fatto scientifico” nel significato positivistico era subentrato alla nozione di “dato”, che lo stesso Kant aveva considerato come uno dei presupposti per l’uso dei concetti dell’intelletto, cioè dell’organizzazione dei nostri concetti nell’interpretazione della realtà. Col dominio del Positivismo il “fatto delle scienze” non si limitò alle scienze naturali e al loro campo di applicazione, facendo emergere l’esigenza di ampliare la nozione di scienza. Pertanto i contenuti delle teorie comtiane furono abbandonati o modificati via via che l’attenzione della sociologia cominciò a spostarsi dallo sviluppo della scienza, inteso come asse principale delle trasformazioni storiche, all’organizzazione sociale, che emerse come oggetto autonomo di indagine. Malgrado tutte le sue trasformazioni, la sociologia suggerì che le regole sociali, comprese quelle morali, andavano interpretate non attraverso i loro contenuti espliciti, ‘letterali’, ma tenendo conto della ‘funzione’ che svolgono all’interno del sistema sociale. Gli storicisti tedeschi iniziarono a pensare che lo studio delle vicende umane fosse un campo completamente differente rispetto a quello del mondo naturale, che si trattasse quindi proprio di due diversi ordini di scienza. Per gli storicisti, quando si studia la storia umana (e per esteso ogni ambito del sapere umano), l’intento è cogliere i singoli eventi nella loro individualità, unicità e irripetibilità, mentre nelle scienze naturali si va alla ricerca di leggi universali. Ogni fatto della storia è un evento completamente a sé e va capito come tale (ogni fatto va interpretato nella sua unicità, senza ricorso a leggi generali). Lo scienziato che spiega guarda ai fenomeni dall’esterno, nota gli eventi ripetitivi e inferisce connessioni causali; invece chi è teso a comprendere gli eventi della storia umana si sforza di cogliere le esperienze umane dall’interno, usando l’empatia (il mettersi nei panni dell’altro) e cercando di rivivere su di sé il vissuto altrui, è interessato a ricostruire il mondo mentale degli individui che studia, le loro percezioni, i pensieri e le intenzioni. Per questo nelle scienze storico-sociali le leggi sono ipotetiche e il loro compito è quello di chiarire determinati aspetti del fenomeno, ma non possono esaurirlo.

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