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24 giugno 2015 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Riepilogo su Soren Kierkegaard

RIEPILOGO SU SOREN KIERKEGAARD (Copenhagen 1813-1855)

Opere rilevanti da ricordare: “Aut-aut” (di cui fa parte “Diario di un seduttore”, 1843); “Timore e tremore” (1843); “Il concetto dell’angoscia” (1844); “La malattia mortale” (1849).

Perché una filosofia contro Hegel?

La filosofia di Kierkegaard, riscoperta ed apprezzata nel Novecento, si contrappone alle certezze propagandate dall’idealismo, evidenziando la centralità dell’uomo singolo contro lo Spirito universale; l’importanza dell’esistenza contro la ragione; le concrete alternative conflittuali della vita contro la sintesi dialettica risolutrice di ogni contraddizione; la libertà come totale possibilità contro la libertà come ordinata necessità. Per Kierkegaard è l’esistenza che rappresenta la concretezza della realtà, per cui le scelte di ogni singolo individuo sono simbolo di libertà contro ogni determinismo. l’uomo è incessantemente costretto ad operare delle “scelte”; egli si trova solo di fronte ad esse e ciascuna rappresenta un salto nel vuoto, perché, scegliendo, il singolo individuo assume un ruolo e rinuncia a tutte le altre possibilità di esistenza. Ogni scelta è sempre accompagnata da un sentimento di angoscia, in quanto l’uomo non saprà mai se ha fatto la scelta giusta. In tal senso Kierkegaard pone l’attenzione sulla dimensione della vita dell’individuo: in particolare sul rapporto essenza/esistenza. Per Kierkegaard il limite del sistema hegeliano è quello di trascurare l’esistenza concreta: l’uomo è semmai perennemente angosciato dalla scelta e, vivendo nella dimensione dell’esistenza, non ha alcun riferimento rassicurante in senso oggettivo o universale. Secondo Hegel, l’uomo non è altro che un “anello” necessario del divenire dello Spirito, cioè un momento dello sviluppo della razionalità nel mondo e del ritorno dello Spirito a sé. Invece, secondo Kierkegaard, la filosofia deve adottare un altro punto di vista: quello del singolo ed assumerlo come proprio oggetto. E’ a partire dal singolo come categoria che la realtà dev’essere veramente colta ed interpretata. La vita dell’uomo è possibilità, che implica il rischio, cioè la responsabilità della scelta. Per questo il termine fondamentale della riflessione di Kierkegaard è la parola “possibilità”: l’uomo è continua e infinita possibilità. Di qui l’”angoscia”: in noi abita sempre il presentimento, la minaccia del nulla. Se siamo possibilità sempre aperta, per noi non ci sarà un’unica possibilità di autorealizzazione. In tal senso la filosofia è lo sforzo di chiarire le possibilità fondamentali che si offrono all’uomo, ovvero quegli stadi della vita che costituiscono le principali alternative dell’esistenza, tra le quali l’individuo è chiamato a scegliere.

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24 giugno 2015 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

La funzione del criticismo di Kant

La funzione del criticismo di Kant.

Quando ci si affida ad un qualsiasi manuale di filosofia per ottenere una indicazione di massima e per poter comprendere l’epoca dell’illuminismo, è inevitabile imbattersi nella definizione che Kant fornisce nel suo breve saggio del 1784 intitolato “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?”, ove Kant scrive:

«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida d’altri”.

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L’attualità del pensiero politico di Kant

L’attualità del pensiero politico di Kant

(Contributo di Erica Biancalani – Classe 5/A  )

 

Per concludere il percorso multidisciplinare della mia tesina vorrei riflettere sul pensiero di un grande filosofo del ‘700 che, pur non avendo assistito all’attuale dramma degli odierni fenomeni dei flussi migratori, che stanno caratterizzando e che caratterizzeranno la nostra storia presente e futura, sembra aver precorso, anticipando di quasi duecento anni, l’idea-guida regolativa il cammino del genere umano, fondata su una pacifica convivenza tra i diversi popoli. Per Kant il soggetto della storia universale è rappresentato non dai singoli individui, bensì dal genere umano, il cui cammino è concepito come un progresso incessante, all’interno del quale possono pienamente svilupparsi tutte le potenzialità dell’umanità. Solamente nella totalità può infatti manifestarsi, a suo giudizio, il valore dell’esistenza dell’uomo. Il punto di osservazione di questo processo incessante è dunque occupato dal “cittadino del mondo”».

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