

Razionalismo ed Empirismo
Cosa sostiene il razionalismo?
Il razionalismo sostiene che la ragione è la via principale per le nostre conoscenze. Noi conosciamo la realtà tramite la nostra ragione: è la ragione che stabilisce il rapporto tra soggetto e oggetto, tra io e mondo, ed è lì, nella mente, la chiave della possibilità di conoscere. Ma la ragione procede per astrazioni, per idee “ chiare e distinte” ( Cartesio); si muove bene nei rigori della matematica, nelle operazioni con idee spogliate degli aspetti mutevoli delle sensazioni. I concetti della ragione sono necessari e autoevidenti ( a priori dirà Immanuel Kant , cioè non hanno bisogno della conferma dell’esperienza): ad esempio “tutti i corpi sono estesi”, sono concetti veri in sé, non vengono confermati o smentiti dall’esperienza. Il razionalista quindi tende a , come dire, “ restare dentro la mente”, cercando concetti universali di ordine e di misura che, con “catene di ragionamenti” si possano applicare ad ogni ramo dello scibile, compresa la morale e la politica, e avviarne la quantificazione geometrica. Il razionalista si rapporta male con l’esperienza sensibile, che è varia, mutevole, imprevedibile e soggettiva, ed è portato per questo a dare scarso valore conoscitivo alle percezioni dei nostri sensi, che spesso si contraddicono e ingannano. Il razionalista tende all’innatismo, cioè a ipotizzare idee innate, non provenienti dall’esperienza sensibile, ma precedenti ad essa in quanto indispensabili per giustificarla. Il razionalismo quindi, nel suo rigoroso “mentalismo” (cioè tendenza a privilegiare la mente, rispetto alla sensazione) è portato a costruire sistemi perfetti ma, come dire, “interni” alla mente : le nostre percezioni, (che prima di tutto ci arrivano dai sensi: vista, udito, gusto ecc.) sono variabili, soggettive, effimere e mal si accordano con una impostazione razionalista della gnoseologia.