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19 giugno 2015 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Razionalismo ed Empirismo

Cosa sostiene il razionalismo?

Il razionalismo sostiene che la ragione è la via principale per le  nostre conoscenze. Noi conosciamo la realtà tramite la nostra ragione: è la ragione che stabilisce il rapporto tra soggetto e oggetto, tra io e mondo, ed  è lì, nella mente, la chiave della possibilità di conoscere.  Ma la ragione procede per astrazioni, per idee “ chiare e distinte” ( Cartesio); si muove bene nei rigori della matematica, nelle operazioni con idee spogliate degli aspetti mutevoli delle sensazioni. I concetti della ragione sono necessari e autoevidenti  ( a priori dirà Immanuel  Kant , cioè non hanno bisogno della conferma dell’esperienza): ad esempio “tutti i corpi sono estesi”, sono concetti veri in sé,  non vengono confermati o smentiti dall’esperienza.  Il razionalista quindi tende a , come dire, “ restare dentro la mente”, cercando concetti universali di ordine e di misura che, con “catene di ragionamenti” si possano  applicare ad ogni ramo dello scibile, compresa la morale e la politica, e avviarne la quantificazione geometrica. Il razionalista si rapporta male con l’esperienza sensibile, che è varia, mutevole, imprevedibile e soggettiva, ed è portato per questo a dare scarso valore conoscitivo alle percezioni dei nostri sensi, che  spesso si contraddicono e ingannano. Il razionalista tende all’innatismo, cioè a ipotizzare idee innate,  non provenienti dall’esperienza sensibile, ma precedenti ad essa in quanto indispensabili per giustificarla. Il razionalismo quindi, nel suo rigoroso “mentalismo”  (cioè tendenza a privilegiare la mente, rispetto alla sensazione) è portato a costruire sistemi perfetti ma, come dire, “interni” alla mente : le nostre percezioni, (che prima di tutto ci arrivano dai sensi: vista, udito, gusto ecc.) sono variabili, soggettive, effimere e mal si accordano con una impostazione razionalista della gnoseologia.

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I nuclei fondamentali del pensiero di Friedrich Nietzsche

1. La tendenza critico-demistificatrice del pensiero di Nietzsche.

Il pensiero di Nietzsche risulta caratterizzato da una radicale messa in discussione della civiltà e della filosofia dell’Occidente, che si traduce in una distruzione programmatica delle certezze del passato. Quest’opera di demolizione polemica del passato non si risolve in un semplice rifiuto delle teorie e dei comportamenti tradizionali, in quanto mette capo alla delineazione di un nuovo tipo di umanità: «il superuomo» o «l’oltreuomo». Però il suo compito costruttivo non è stato tuttavia eseguito oppure è stato male inteso: ha dovuto, infatti, subire tutta una serie di interpretazioni che non gli hanno reso giustizia. L’opera di Nietzsche viene convenzionalmente suddivisa in alcune fasi, che non vanno intese alla stregua di scansioni rigide, ma come tappe transitorie di un pensiero in divenire, che riunisce, in se stesso, rottura e continuità:

a.    Gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano (1872-1876).
b.    Gli scritti intermedi del periodo «illuministico» o «genealogico» (1878-1882).
c.    Gli scritti del meriggio o di «Zarathustra» (1883-1885).
d.    Gli scritti del tramonto o degli ultimi anni (1886-1889).

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Hegel scheda di sintesi sullo sviluppo della “Fenomenologia dello spirito”

Cosa si esprime nella “Fenomenologia dello spirito”?

E’ nella “Fenomenologia dello spirito” che si esprime interamente la nozione hegeliana di verità, quale totalità compiuta, che integra e ricomprende in sé come momenti le visioni parziali colte dall’intelletto.

Va detto che al predominio kantiano dell’intelletto, Hegel sostituisce quello della ragione, che raggiunge l’assoluto: “L’universalità del sapere […] non è la solita indeterminatezza e meschinità del senso comune, ma conoscenza coltivata e compiuta”. La forza di coesione fra le parti consiste per Hegel nella ragione, e nel movimento dialettico dello spirito.

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