

“Il romanzo poliziesco per scoprire tratti della natura umana”
“Il romanzo poliziesco per scoprire tratti della natura umana”
Chi è GEORGES SIMENON
Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989) è uno scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi romanzi, noto al grande pubblico soprattutto per aver creato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese. E’ a lui che si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali sono stati pubblicati sotto diversi pseudonimi. Sebbene la sua opera abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare, al romanzo d’appendice, passando dal noir e dal romanzo psicologico, la fama di Simenon è legata alla fortunata serie di romanzi polizieschi, incentrati sulla figura di Maigret, un ispettore completamente diverso dal detective di modello anglosassone.
Tappe fondamentali della sua vita
Simenon nacque a Liegi, in rue Léopold[4], giovedì 12 febbraio del 1903. La sua data di nascita è un piccolo mistero: nato il giorno 13, venerdì, considerato di cattivo auspicio dalla madre superstiziosa, venne registrato all’anagrafe locale come se fosse nato il 12 febbraio. Georges Simenon frequenta con ottimi risultati vari istituti scolastici retti da gesuiti. In quegli anni adolescenziali, fatti di nuove esperienze, Simenon si ribella alle restrizioni imposte dai religiosi e sin da allora comincia il graduale allontanamento dalla Chiesa cattolica e dalla religione. Fin da ragazzo, fu attratto in particolar modo dalle opere dei Dumas, di Charles Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dai testi classici. Nel 1919 entrò come cronista alla Gazette de Liège, dove rimase per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim. Contemporaneamente collaborò con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblicò il suo primo romanzo. Negli anni venti, trasferitosi a Parigi, divenne un prolifico autore di narrativa popolare. Negli anni trenta raggiunse la fama grazie al personaggio del commissario Maigret, i cui racconti e romanzi furono i primi a essere pubblicati con il suo vero nome. Infatti, sino ad allora, Simenon aveva pubblicato opere sotto pseudonimo, usandone decine: il più ricorrente era Georges Sim.
Dai suoi libri, tradotti in più di trenta lingue, sono state tratte numerose versioni cinematografiche e televisive, che hanno contribuito ad aumentarne la popolarità. Il segreto del suo successo è da ricercare nello stile, semplice ma incisivo, ma anche nella scelta degli ambienti e dei soggetti, descritti con la minuziosità di un pittore fiammingo.
Lo stile di scrittura di Simenon è caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia di qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense. Il suo lavoro arriva, nelle sue stesse parole, dal “popolo nudo”, dall’uomo che viene alla luce dietro tutte le possibili maschere. La storia di Simenon è ripercorribile sia nelle sue opere di finzione che nei diversi romanzi autobiografici.
La sua famiglia apparteneva alla piccola borghesia: la stessa che lo scrittore ha saputo tanto efficacemente delineare in molti suoi romanzi. Suo padre lavorava come contabile in una compagnia di assicurazioni; sua madre, di estrazione più agiata, ha avuto l’infanzia segnata da un dissesto finanziario, che influì per sempre sulla sua vita. Il piccolo Georges, che non godeva di ottima salute, iniziò i suoi studi all’Istituto Saint-André, con brillanti risultati. All’età di undici anni sentì di avere la vocazione di scrittore; ma, temendo di non riuscire, decise di farsi prete. Un breve amore estivo lo dissuase dal suo proposito. Nel 1915, entra al collegio Saint-Servais, dove, qualche tempo dopo, firmò già i suoi componimenti ‘Georges Sim’, su soggetti vari; alcuni sono scritti in versi.
In questo periodo sua madre decise di tenere a pensione degli studenti per arrotondare le entrate. Erano soprattutto russi e polacchi, la cui rumorosa presenza sconvolse il ritmo della famiglia. Si creò una situazione di disagio che portò il giovane ad allontanarsi da Liegi e, in particolare, dalla madre con cui ebbe un rapporto difficile e sofferto per tutta la vita. Fu da allora che Simenon cominciò ad appassionarsi alla letteratura russa: i suoi autori preferiti erano: Gogol. Dostoevski. Gorki.
Fra gli scrittori francesi, apprezzò soprattutto Balzac, la cui influenza è riscontrabile in molti dei suoi romanzi. Nel1916, acausa di una grave malattia del padre, il giovane fu costretto ad abbandonare gli studi; trovò lavoro prima come pasticciere, poi come commesso in una libreria, dove non restò a lungo, avendo contraddetto il padrone davanti a un cliente, a proposito di un’edizione originale di Dumas.
A soli sedici anni entrò come giornalista alla “Gazette de Liège”, dove si occupò della cronaca locale. Per lo stesso giornale, scrisse anche dei racconti umoristici, firmati ‘Monsieur Lecoq’. Nel 1920 uscì il suo primo romanzo, Al ponte degli archi, illustrato da pittori suoi amici. Dopo la morte del padre, si trasferì a Parigi, dove lavorò come segretario, prima per lo scrittore Binet-Valmer, poi presso il marchese di Tracy, una persona influente, in casa del quale Simenon venne a contatto con ministri e uomini di governo; ma cominciò allora la sua avversione per la politica.
Il suo debutto nel mondo letterario avvenne con un gran numero di opere di scarso valore: romanzi d’avventure e polizieschi, e racconti galanti, in tutto più di mille, scritti con vari pseudonimi, tra cui: ‘Georges Sim’. ‘Jean du Perry’. ‘Gom Gut’.
Lo scrittore non ha mai rinnegato questa sua produzione giovanile, considerandola come un utile ‘apprendistato’ per la sua carriera.
Appassionato di barche e di mare, con la sua prima barca Genette, compì una lunga navigazione sui fiumi e sui canali della Francia: il reportage di questo viaggio fu pubblicato su un numero speciale di “Vu”. Con un battello più grande, l’Ostrogoth, si spinse fino in Olanda, navigando sulla Mosa. Nel frattempo scrisse il suo primo libro poliziesco con protagonista Maigret, Pietr le Letton (1930), seguito presto da altri della stessa serie. Il lancio pubblicitario della nuova collana ebbe luogo in un noto locale di Montparnasse, alla Boule Blanche, con un ballo organizzato dall’editore Fayard. Da allora Simenon si dedicò con uguale successo a due filoni principali: il romanzo poliziesco e quello psicologico.
Scrittore estremamente fecondo, ha avuto al suo attivo più di duecento volumi, che non si discostano di molto da queste tematiche. Nel 1940, da una visita medica fatta per caso, risultò affetto da una grave forma di angina, che non gli lasciò molto tempo da vivere. Tale annuncio, risultato poi infondato, non interferì sulla sua produzione letteraria, che si arricchì di numerosi altri romanzi e racconti. Nel 1943, scrisse Pedigree, di soggetto autobiografico, considerato il suo capolavoro e importantissimo punto di partenza per la comprensione della sua opera. La fine della guerra coincise in Francia con la caccia ai collaborazionisti: accuse poi rivelatesi infondate sfiorarono Simenon, che preferì trasferirsi negli Stati Uniti, prima in Texas poi nel Connecticut, mentre il fratello Christian condannato a morte in contumacia per collaborazionismo riparò, su consiglio di Georges, nella Legione straniera francese, ove trovò la morte in combattimento nel 1947 nella guerra d’Indocina. Quindi, dopo aver vissuto a lungo nella provincia francese, lo scrittore si trasferì per lunghi periodi, dal 1945 al 1955, prima in Canada e poi negli Stati Uniti. Amante dei viaggi, compì il giro del mondo e visitò moltissimi Paesi, descrivendoli in vari articoli, apparsi su riviste e giornali. La sua vita privata fu veramente instabile: a parte i suoi due matrimoni, Simenon ebbe numerose relazioni. Inoltre, nel corso della sua vita, egli cambiò trentatré residenze tra Belgio, Francia, Canada, Stati Uniti e Svizzera.
Tornato definitivamente in Europa, si stabilì vicino a Losanna, in Svizzera, nella splendida tenuta di Echandens.
Membro dal 1952 dell’Accademia Reale del Belgio, accolto dovunque con tutti gli onori, Simenon ebbe altresì il prestigioso compito di presiedere alcuni festival del cinema. Nel 1972, dopo aver pubblicato Maigret e il signor Charles, lo scrittore annunciò sul quotidiano francese 24 heures che non avrebbe mai più scritto e infatti da allora iniziò l’epoca dei dettati: si dedicò esclusivamente alla stesura, di libri autobiografici, di cui particolarmente toccante è: Lettera a mia madre (1974), in cui cercò di analizzare i suoi conflitti e le incomprensioni con la madre. Nei tardi anni settanta le condizioni di salute di Simenon diventarono precarie, ma questo ridusse solo in parte la sua produzione letteraria. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida: per questo nel 1980 Simenon infranse la promessa fatta otto anni prima e scrisse di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. Georges Simenon morirà nel1989 aLosanna per un tumore al cervello.
Il carattere della narrativa di Georges Simenon.
Nonostante gli apprezzamenti incondizionati di importanti scrittori come: Andre Gide. Henry Miller. E l’ammirazione di un vastissimo pubblico di lettori, Simenon non è mai stato accolto ufficialmente nell’elite degli scrittori di lingua francese, anche se ne avrebbe avuto pieno diritto, considerando l’alto livello raggiunto soprattutto nei romanzi psicologici. Bisogna comunque riconoscergli il merito di aver innalzato il genere poliziesco a una notevole dignità letteraria, facendolo aderire a una nuova realtà sociale. La narrativa di Simenon è caratterizzata da storie nelle quali i personaggi, quasi sempre umili o appartenenti alla piccola borghesia, ma anche ricchi e rinomati, si trovano coinvolti in vicende drammatiche. Pur utilizzando uno stile narrativo asciutto e poco incline a estetismi letterari, le sue opere dimostrano una notevole capacità di ritrarre con arguta psicologia vicende dal sapore profondamente umano. Con Simenon si giunge alla borghesizzazione del racconto giallo: piccoli uomini spersi nelle traversie della vita passano sotto la lente di un osservatore attento e analitico, che nelle sue opere non si dilunga in descrizioni favolistiche di luoghi e persone, ma anzi ad esse dedica spesso poche e asciutte, anche se esaustive, righe. Tutto è crudo e brutalmente trasparente, tutto è nuda realtà.
Il metodo d’indagine del commissario Maigret
Chi è il commissario Maigret di cui ci narra nei suoi romanzi e racconti Georges Simenon? E’ un uomo comune oppure è un uomo eccezionale? Questo geniale e tenace segugio del Quai des Orfèvres, sede della polizia parigina, è semplicemente un uomo. Forte e saggio, paziente e acuto, Maigret ha tutte le carte in regola per farsi rispettare e considerare. Ogni inchiesta, ogni rapporto di convivenza umana, Maigret li conduce senza alzare mai la voce: detesta gli uomini che sanno tutto, la gente pronta a tranciare giudizi, ansiosa di emergere in ogni circostanza. E difatti, durante il lavoro, sono le piccole cose della vita quotidiana che lo accompagnano: una sciabolata di luce davanti alla sua casa di boulevard Richard-Lenoir, la pioggia che scroscia violenta sulle grandi finestre al Quai des Orfèvres dove ha l’ufficio, il bicchiere di birra gelata alla Brasserie Dauphine, mezzo nascosto dal fumo della pipa. Lo accusano di non avere un metodo d’indagine! Appunto, il suo metodo è di non possederne affatto. Ha sempre sostenuto che la verità umana è una sola, tuttavia più che scoprirla con un ragionamento rigoroso, secondo lui bisogna sentirla. Se Maigret non ama vantarsi, nemmeno ignora la curiosità del pubblico. Non abbonda mai in parole inutili, sa che la semplicità è la sua forza. Ma quante verità spicciole ci insegna il grande commissario? Moltissime. E forse la più importante è soprattutto una: bisogna saper vivere per poter vivere nel nostro mondo. Ma l’arte di vivere è maledettamente difficile! E’ così che Maigret è costretto ad analizzare le mosse, a ricostruire mentalmente la psicologia tortuosa dei personaggi che indaga, intuendo le loro motivazioni piú recondite e prevedendone il comportamento. E’ così che l’arte sottile e raffinata di Georges Simenon fa partecipare il lettore, momento per momento, al gioco psicologico nel quale si dipana ogni indagine condotta da Maigret.
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