

Il sogno di un visionario
Il Don Chisciotte di Cervantes sicuramente ancor’oggi può costituire l’occasione per riflettere sulla realtà di ogni giorno, in quanto in questa opera si delinea una corrispondenza dinamica tra azione e riflessione, tra passato e presente, orientando a reinterpretare la realtà come ognuno meglio crede.
Per questo possiamo dire che la realtà quotidiana che ciascuno sperimenta da luogo ad espressioni che hanno caratteristiche dell’utopia, nei termini del bisogno, dell’esigenza di far emergere la propria individualità nei termini di giustizia, di rimozione di ciò che viene percepito come iniquità, nel tentativo di superare quei rigidi rapporti sociali cristallizzati in un modello culturale rappresentato nei termini di un razionalismo giustificativo della realtà stessa, dando luogo all’emergere di ciò che viene ad essere inevitabilmente configurato come irrazionalità, come follia, cioè di un sogno che si infrange tragicamente contro la crudezza del reale.
A questo punto nasce spontanea la domanda: cosa dobbiamo intendere per sogno di un visionario?
Sicuramente il sogno è quello dei padri costituzionalisti che hanno cercato, attraverso la stesura della nostra carta costituzionale, di porre le condizioni, come dice Calamandrei, di una società che ancor’oggi stenta ad essere realizzata.
Nella cultura politica corrente, per democrazia si intende un complesso di istituzioni e di pratiche intese a garantire il potere d’intervento dei cittadini nelle questioni politiche.
A questo proposito Gyorgy Lukacs, esponente di spicco della Scuola di Francoforte, nel saggio “La democrazia della vita quotidiana” 1968, nel tentativo di stabilire il nesso tra pensiero ed azione, definisce come democrazia il rapporto attivo del singolo con l’intera società in cui vive, considerata in tutte le sue dimensioni.
In altre parole, secondo Lukacs, la democrazia costituisce la “concreta forza ordinativa politica di quella particolare formazione economica sul cui terreno essa nasce, opera, diviene problematica per giungere ad una soglia oggettiva, solo possibile ma comunque oggettiva”.
Tutto questo ci induce a chiarire e a penetrare pienamente, alla luce della problematicità del presente, che cosa sia la democrazia, ma soprattutto che in tempi anomali le normali regole non valgono e le si rispetta a proprio rischio e pericolo, nel senso che per quanto possiamo essere preparati dal punto di vista intellettuale ed emotivo, non siamo immuni alla fallibilità che regna suprema nelle congiunture come quella che stiamo vivendo.
Per questo motivo oggi più che mai in ogni cittadino deve affermarsi la consapevolezza della responsabilità delle proprie scelte elettorali.
Prof. Alfio Profeti