LA DISLESSIA: Come Pesci Sugli Alberi. A curia di Lavinia Passetti

LA DISLESSIA

Come Pesci Sugli Alberi

LAVINIA PASSETTI
Classe V A
Liceo delle Scienze Umane “G. Carducci”
Anno Scolastico 2015-2016

INTRODUZIONE

Ritengo importante ed utile, con questa breve introduzione,  esporre preliminarmente e in modo semplice le motivazioni che mi hanno indotto alla scelta del tema oggetto di questo approfondimento.

Il filo conduttore del presente lavoro nasce dalla mia diretta esperienza, vissuta personalmente in modo non facile ma alla fine in graduale progresso, col proposito di lambire diversi argomenti: a partire dalla legislazione vigente in ambito scolastico alla pedagogia speciale capace di trattare gli allievi con DSA, per risalire alla comprensione delle cause biologiche, o meglio alle ipotesi scientifiche che cercano di far luce sulle origini del “cervello DSA”, arrivando infine a mostrare l’obiettivo del mio percorso, per dimostrare, con un breve cenno a personaggi famosi e noti per la loro conclamata dislessia, che essi hanno lasciato, nella storia passata ed in quella più recente, un segno tangibile, con il loro operato eccezionale, che la presenza di speciali difficoltà nell’apprendimento nulla ha tolto alle possibilità di successo e di sviluppo delle effettive risorse potenziali di un DSA.

Una spiegazione d’obbligo credo sia opportuna anche per questo titolo del mio lavoro:

COME PESCI SUGLI ALBERI

Si tratta di un’espressione che ha preso spunto da una frase di Mika, intervistato in una recente  giornata di studio, in occasione della quale venivano affrontati i problemi dei ragazzi con DSA.

La popstar, in un video-messaggio proiettato durante un convegno, ha raccontato la sua esperienza ed ha inteso dare fiducia a chi come lui sta provando a convivere con questo “ostacolo”

“L’idea della normalità è un’illusione: non esiste! L’essere, così come si è, è una cosa molto speciale” e per questo nessun “ostacolo” può arrestare la straordinaria vitalità che ciascuno porta dentro di sé e che intende manifestare.

Nella ricerca bibliografica che ho effettuato, ho trovato però che questa frase è in verità parte del titolo del libro “FishDon’t Climb Trees: A Whole New Look atDyslexia: Understanding and Overcoming the Challenges”, scritto da Sue Blyth Sala. Si tratta di un libro penetrante e informativo che, a partire da esperienze autobiografiche, cerca di fornire consigli pratici diretti e suggerimenti per imparare a riconoscere ed a superare i problemi a scuola e nella vita .

All’inizio del libro, viene riportata la famosa frase di Albert Eistein

“Everybody is a genius. But if you judge a fish by its ability to climb a tree, it will live its whole life believing that it is stupid.”

(Ognuno è un genio . Ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero, vivrà tutta la sua vita credendo che sia stupido)

Da quanto premesso, non nascondo di aver scelto la DISLESSIA come tema centrale della mia tesina di maturità con un forte coinvolgimento emotivo  e per questo, nonostante ciò, mi sforzerò di affrontarlo in modo oggettivo ma anche originale, in quanto autentico riflesso del mio vissuto umano interiore.

I miei genitori mi hanno sempre raccontato che già durante gli anni dell’asilo ero una bambina un po’ “strana”: ad esempio disegnavo il cielo al posto del prato, il prato era azzurro e il cielo marrone; non scrivevo il mio nome in alcun modo e, cosa più strana di tutte o perlomeno particolare, aprivo i quaderni al contrario e cercavo di scrivere da sinistra a destra. Anche le maestre dell’asilo iniziarono a sospettare “qualcosa”, ma sostenevano che, essendo mancina, tutto si sarebbe sistemato crescendo.

All’età di sei anni, dopo pochi mesi di scuola, i sospetti che le maestre avevano avuto sin dai primi giorni si rivelarono concreti. Del resto per me le sillabe, anzi le bisillabe “ME LA”, erano stranezze senza senso, non riuscivo proprio a formare alcuna semplice parola, perché il mio occhio vagava, il “ME” lo leggevo “EM”, mentre il “LA” lo leggevo, anzi lo scrivevo, “AL”, per cui “ME-LA” non veniva fuori in alcuna maniera. La diagnosi di DSA non si fece attendere molto, infatti, anche se ero piccola (mi sembra che i bambini non devono essere valutati prima dei 7 anni), fui sottoposta ai test di valutazione  e da quel momento il mio percorso formativo e scolastico ha seguito un iter diverso da quello degli altri bambini.

Ad esempio mi ricordo “la macchinetta” per leggere: ovvero un congegno di legno, che dovevo passare sulle parole, in modo da coprire quelle lette e non permettere al mio occhio ballerino di tornare indietro e di leggere di nuovo lo stesso termine.

Mi ricordo le ore interminabili di righe e righe e righe arricciolate, che dovevo seguire con la matita e non inseguivo mai per bene perché andavo proprio storta. E poi i numeri,e le operazioni in colonna che erano talmente storte che sommavo i numeri sbagliati.

E poi mi ricordo i compagni, si fa per dire, cioè i bambini “normali” che mi guardavano con sospetto, forse erano gelosi della mia macchinetta per leggere? Sicuramente i primi anni essi non capivano le “strategie didattiche con materiali speciali di supporto”, che erano state attivate per me; in seguito, con il passare degli anni, però essi hanno afferrato, forse anche troppo, al punto che ancor oggi ho il ricordo di una frase che mi fu detta in terza elementare e che non scorderò più: “dove vai stamani!” Mi sentii rispondere: “alla scuola dei bimbi ciucchi!”…

….ma questa è un’altra storia.

ARGOMENTI TRATTATI:

Cosa è la dislessia
Come si manifesta questo disturbo
Fattori di rischio che possono essere predisponenti e comorbilità
La dislessia vista con gli occhi del bambini
La diagnosi
La stesura del PDP
Aiutami a fare da solo: come la Montessori insegnerebbe a un dislessico.
Le Leggi
Cosa differenzia la legge 170 dalla 104?
Che differenza c’è tra PDP e BES?

 

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