La genesi della teoria dei quattro temperamenti

La genesi della teoria dei quattro temperamenti

 Che cos’è il temperamento?

Il temperamento è un aspetto della personalità alquanto trascurato dalla Psicologia moderna. Non c’è grande sintonia tra gli psicologi su che cosa debba intendersi per temperamento, e su come esso si distingua dal carattere. Tuttavia, il concetto di temperamento è uno dei più antichi nella storia della psicologia e non sembra affatto il caso di metterlo in disparte, poiché esso consente di raggiungere risultati non trascurabili nella comprensione delle differenze individuali, soprattutto nel campo della Psicologia dell’infanzia. La collocazione ideale del temperamento è tra la costituzione (fisica) ed il carattere (psichico), ed esso sembra costituire un ponte tra la struttura costituzionale e gli aspetti comportamentali. Potremmo dire che il temperamento è il complesso di inclinazioni interiori, che scaturiscono dalla costituzione fisiologica della persona umana. Esso è la caratteristica dinamica di ogni individuo, che risulta dal primato fisiologico di un sistema organico, come il sistema nervoso o quello sanguigno, o di un umore, come la bile o la linfa. Dunque il temperamento è qualche cosa di congenito nell’individuo, perciò non scompare mai. Va precisato che nessun temperamento esiste nella realtà come chimicamente puro.

A chi risale la teoria dei temperamenti umani?

La descrizione dei temperamenti umani risale ad Ippocrate e alla sua scuola, intorno al400 a.C.: ne troviamo la trattazione nel “Corpus Hippocraticum”, l’insieme di opere attraverso cui il grande medico greco diffuse le sue conoscenze. Le idee di Ippocrate derivano, a loro volta, dalla concezione filosofica di Empedocle (V secolo a.C.), secondo cui la natura è costituita da quattro elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco, detti “le quattro radici dell’essere”. Allo stesso modo Ippocrate considerò la presenza nell’organismo umano di quattro liquidi o umori basilari: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. A questa tradizione viene ricondotta la suddivisione della struttura somatica in due tipi fondamentali di soggetti: longilinei ed esili; tarchiati e corpulenti. Sulla base di queste prime ipotesi del funzionamento del sistema uomo, la salute e la patologia sarebbero dipese dalle caratteristiche della mescolanza organica dei quattro umori in associazione con diverse condizioni interne ed esterne. Nasceva così una nuova visione medica che era in grado di spiegare le cause delle malattie non più secondo concezioni superstiziose, magiche o religiose, ma sulla base di fenomeni osservabili in natura. In conseguenza agli elementi della dottrina fisica di Empedocle, risultava che i quattro elementi che costituiscono tutta la realtà si mescolano e si trasformano, dando origine a tutte le cose esistenti, grazie alla presenza di quattro qualità: il caldo e il freddo, il secco e l’umido.

Ogni elemento in natura possiede una coppia di attributi, per cui il fuoco è caldo e secco; l’acqua è fredda e umida; la terra è fredda e secca; l’aria è calda e umida.

Ippocrate applicò tale teoria alla natura umana, individuando nel nostro organismo quattro umori, associati a questi elementi. Inoltre egli stabilì una relazione tra l’eccesso di uno dei quattro umori e la predisposizione ad un tipo di costituzione fisica da un lato ed a un certo temperamento o carattere dall’altro. Le caratteristiche personali, pertanto, erano per Ippocrate riconducibili alle differenze di mescolanza tra gli umori.

Qual è l’importanza di Galeno?

Nella Roma dell’imperatore filosofo Marco Aurelio, il medico degli imperatori Galeno riprese l’argomento, approfondendone alcuni aspetti. Infatti reinterpretando Ippocrate, Galeno di Pergamo sviluppò tutti i campi della medicina antica, dalla farmacopea alla clinica ed alle epidemie.

  

Cosa presuppongono i temperamenti individuati?

Come abbiamo detto, per la medicina antica, alla base dei temperamenti umani si era affermata la teoria dei quattro umori, che nasceva per interpretare lo stato di equilibrio o di squilibrio del corpo, individuando in esso la causa dello stato di salute o di malattia. Infatti era necessario spiegare il funzionamento interno del corpo, ossia quello che noi oggi chiamiamo metabolismo, attraverso questa teoria dei quattro umori fondamentali, che si fondava sulla caratterizzazione dei quattro umori che governano la fisiologia del corpo e dal cui mescolamento si fece derivare il temperamento.

Questi quattro umori sono:

  1. il sangue, generato dal fegato, che è l’elemento emopoietico;
  2. la bile gialla, generata dalla cistifellea;
  3. la bile nera, prodotta dalla milza;
  4. il flegma, tutte le parti umide, cioè gli essudati del corpo che costituiscono il molle, le mucosità del corpo, ed è considerata una derivazione del cervello (quest’ultimo non ancora concepito come quel grande organo quale è, ma semplicemente come una parte del corpo molle di scarsa differenziazione e che è piena di questa sostanza molle).

Secondo tale dottrina, nel corpo circolano quattro umori: il flegma (la linfa), il sangue, la bile gialla e la bile nera. Se tra i quattro fluidi c’è equilibrio, si dà uno stato di salute, mentre con la prevalenza dell’uno o dell’altro umore, si crea uno squilibrio che determina la tendenza a malattie dell’uno o dell’altro tipo: malattie catarrali per la prevalenza del flegma, sanguigne per la prevalenza del sangue, biliose per la prevalenza della bile gialla, diatesiche per la prevalenza della bile nera.

Oltre alla tendenza alla malattia, la prevalenza di ciascun umore determina anche un certo squilibrio caratteriale, o meglio temperamentale, configurando quindi la presenza di quattro temperamenti, visibili come mancanza di armonia complessiva: flemmatico, sanguigno, bilioso e melanconico. La tendenza all’eccesso di uno dei quattro umori definisce un carattere psicologico, un temperamento e congiuntamente una determinata costituzione fisica. Relativamente a quest’ultima possiamo riconoscere alcune fondamentali particolarità.

  • Il tipo sanguigno (con eccesso di sangue) è colorito, gioviale, allegro, goloso ed incline ad una sessualità vivace; è impulsivo, facile all’entusiasmo ma incostante, ottimista quando si tratta di sé e delle proprie capacità, irriflessivo e troppo trasportato dal sentimento e dall’immaginazione.
  • Il flemmatico (con eccesso di flegma) è beato, lento, pigro, calmo e talentuoso, ma è anche freddo e distaccato.
  • Il collerico (con eccesso di bile gialla) è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo; ha sensibilità viva e profonda, è rapido nelle decisioni e tenace nell’esecuzione.
  • Il melanconico (con eccesso di bile nera) è magro, debole, pallido, avaro, triste; si deprime e si sottovaluta.

 Come sono caratterizzati i quattro temperamenti nelle differenti età della vita?

Il temperamento sanguigno, contraddistinto da elevata sensibilità agli stimoli esterni e da scarsa forza interna, si caratterizza per la volubilità degli interessi e l’amore per il cambiamento. L’individuo sanguigno si infiamma facilmente per un nuovo “oggetto di desiderio”, ed altrettanto rapidamente se ne stanca, distaccandosi dall’attività precedentemente intrapresa. La tendenza al cambiamento può diventare frenesia, mentre la capacità di riflessione risulta piuttosto modesta. L’età nella quale si accentua naturalmente la componente sanguigna del temperamento è quella infantile.

Nel temperamento flemmatico, caratterizzato da scarsa forza e scarsa sensibilità agli stimoli esterni, prevale la tendenza alla pigrizia e alla vita vegetativa: l’individuo flemmatico ama mangiare, e si sente in pace quando riposa. Non ama le attività ad alto dispendio di energia, mentre non disdegna quelle che richiedono una certa precisione e meticolosità, come il collezionismo. L’età nella quale si accentua naturalmente la componente flemmatica del temperamento è quella senile.

Il temperamento collerico rappresenta il lato “forte” dei temperamenti umani, ma è sbagliato attribuire a queste caratteristiche un valore di personalità: anche in questo caso, infatti, l’individuo risulta limitato dalle sue tendenze reattive, ed il fatto che il suo temperamento sia dotato tanto di forza quanto di sensibilità agli stimoli esterni non lo mette al riparo dalle unilateralità delle sue reazioni spontanee, che sono impetuose e irriflessive. L’individuo collerico persegue con determinazione i suoi obiettivi ed ha molteplici interessi, ma soffre di eccessi comportamentali, mancando di riflessività. L’età nella quale si accentua naturalmente la componente collerica del temperamento è quella giovanile.

Il temperamento malinconico è dotato di elevata forza e scarsa sensibilità agli stimoli esterni, il che comporta una capacità non indifferente di tenere fermi i propri propositi e di perseguire con tenacia i propri obiettivi, senza farsi distrarre dagli eventi esterni. L’individuo malinconico tende a chiudersi in se stesso, ed ha elevate capacità di introspezione e di riflessione. L’età nella quale si accentua naturalmente la componente malinconica del temperamento è quella adulta.

 E’ ancor oggi vivo l’interesse per lo studio del temperamento?

Al presente, una certa ripresa dell’interesse per lo studio del temperamento è vitale nella Psicologia americana, come ad esempio in J. Kagan, il quale propone un’articolazione basata anch’essa su quattro tipi fondamentali, che sono: timido, spavaldo, allegro, malinconico. Non è difficile individuare un certo parallelismo con i quattro temperamenti classici, collegando lo spavaldo al collerico, l’allegro al sanguigno, il timido al flemmatico, dato che tale associazione risulta la più plausibile, mentre il malinconico è proprio corrispondente. Anche lo studio dei “tipi psicologici” di C. G. Jung sembra radicarsi nell’ambito temperamentale. Ovviamente quel che resta da specificare sono i contorni teorici del problema, con il rapporto tra i concetti di temperamento, carattere e personalità, a tutt’oggi molto carenti.

 

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