Liceo Carducci – Carovana antimafia

  Liceo “G. CARDUCCI”

  Scienze Umane – Scienze della Formazione – Linguistico – Scienze Sociali

Mercoledì 16 Marzo 2011

Oggi, qui riuniti, ospitiamo nel nostro Istituto questa tappa pisana 2011 della Carovana antimafia in Toscana. Desideriamo ringraziare intensamente tutti i partecipanti ed in particolare i componenti della Carovana stessa (Arci Toscana, Avviso Pubblico e Libera Scuola) che, alla vigilia di una ricorrenza nazionale tanto speciale ed irripetibile, perché straordinaria, che segna la fondazione del nostro Stato unitario e che è stata purtroppo storicamente accompagnata da grevi ed oscuri fenomeni malavitosi, difficili da estirpare ha scelto il nostro Liceo come sede d’incontro con gli studenti pisani.

La Carovana antimafia oggi dimostra di essere cresciuta nella sua ostinata lotta contro la criminalità organizzata, essendo diventata extranazionale: European Caravan for Legality.

La lezione di Educazione alla Legalità di LIBERA per i giovani oggi al Liceo “Carducci” di Pisa.

Come le direttive ministeriali ci raccomandano, educare al rispetto delle regole significa educare alla legalità, anche se l’espressione in sè e per sè può sollecitare negli studenti l’idea della necessità del “dovere morale” e dunque della “coazione”, cioè dell’obbligo dell’osservanza di comportamenti socialmente dovuti.

In modo coerente tutti prescrivono e affidano ai giovani la buona pratica della legalità: le istituzioni sociali; il mondo dell’associazionismo; gli Organismi di volontariato e di tutela dei diritti umani; il mondo del lavoro e delle organizzazioni sindacali, ma prima fra tuttila Scuolapubblica, che dispone e prescrive l’educazione alla legalità per ogni grado dell’istruzione, al fine di favorire l’esercizio della convivenza civile e democratica dei giovani nella vita dell’istituzione scolastica e soprattutto nella cura della loro formazione culturale.

Tuttavia e nonostante ciò, si è ben consapevoli che l’espressione “legalità” turba e mette in apprensione i giovani, perché il più delle volte viene percepita da gran parte degli studenti come richiesta di un desiderato ideale di comportamento, indicato come positivo traguardo da soddisfare e da salvaguardare quotidianamente per il bene di tutti, con impegno e in forza di una consapevole responsabilità vissuta per sé e con gli altri in coerenza all’agire sia individuale che associato, ovviamente in forma pienamente libera ed autodeterminata.

Però tale concetto di “responsabilità libera ed autodeterminata” richiama i giovani all’obbligo di “sapersi relazionare con gli altri e con la realtà”, verso i quali ci relazioniamo o ci confrontiamo, sia in modo occasionale oppure continuato, adottando comunque comportamenti improntati all’uso di buone regole. Ma le regole contrastano con la libertà individuale…

Infatti, generalmente è dato constatare che, se vogliamo che qualcuno si “impegni davvero”, non gli dobbiamo mai raccomandare: “Ricordati che sei tenuto a …” oppure “Non ti dimenticare mai che sei vincolato ed obbligato a …”. E’ semmai più saggio e proficuo incoraggiarlo ad essere libero di agire con autentica spontaneità, in piena armonia con il suo slancio vitale, con il suo intimo “buonsenso solidale”, che ciascun ragazzo ovviamente deve imparare a scoprire ed a coltivare in sé ed a valorizzare.

Ben sappiamo che compiere azioni di solidarietà, come norma imposta da un dovere morale convenzionale, ma non vissuta come naturale e genuina spinta all’agire stesso, ci obbliga ad indossare l’habitus del perbenismo educato e socialmente corretto nelle circostanze opportune, per sentirsi in effetti gratificati solo allorchè, “assolto” pubblicamente l’impegno formale che gli altri ci chiedono, possiamo liberarci dagli abiti impeccabili di quella condotta improntata alle “buone regole”, per ritornare finalmente al nostro individualistico e trasgressivo vissuto privato, che rispecchia il nostro “stile personale”, appagato dal tacito narcisismo dell’amor proprio e dall’interesse per tutto ciò che ci attrae e che comunque “non ci viene in ogni caso chiesto”.

Non è un paradosso, comela Psicologiaci insegna, che soprattutto un agire spontaneamente libero, gratuito e disinteressato è sempre stato il denominatore comune dell’attrazione del “gioco naturale” e di tutte quelle attività caratterizzate come davvero piacevoli e divertenti per l’intera umanità, le quali, in realtà, si affidano in qualsiasi modo al rispetto di regole, sia in maniera implicita sia in forma consapevole o palese, perché funzionali alle attività stesse.

Per questo non è da stupirsi che la pregnante e particolare lezione di educazione alla legalità, che l’Associazione “Libera” persegue in tal senso, nelle sue molteplici attività progettate per le scuole, coinvolgendo gli studenti di ogni ordine e grado in iniziative, nutrite con proposte operative e di fervida cooperazione di solidarietà appassionata, favorendo l’incontro e la condivisione di esperienze comuni di legalità tra giovani di tutta Italia (e per questo ricca di opportunità inconsuete sul piano emozionale e partecipativo ), si riveli in ultima istanza un’utile e straordinaria occasione di crescita umana e di formazione alla legalità mediante una diretta attivazione di risorse umane ed un’animazione di protagonismo solidale, gratificante e piacevole proprio perché partecipato con passione. Testimoni di ciò sono soprattutto i giovani che hanno svolto la straordinaria esperienza dei campi di lavoro e di volontariato nelle terre confiscate alla mafia e che ne sono stati profondamente arricchiti.

La lezione di Libera promuove un invito a fare esperienza di solidarietà nella legalità, consentendo di sperimentare un’autentica esperienza del fatto che “le buone regole” e quindi il solidale aiuto che noi diamo non prescrivono formali obblighi nè abiti da indossare convenientemente perché adeguati ad un dato contesto convenzionale, ma ricercano soltanto ed esclusivamente il possesso di un cuore grande e ricco, pulsante d’amore e di attenzione per gli altri (praticamente la ricerca del lato positivo che alberga in ciascuno di noi e che ci gratifica stando vicino o insieme con qualcuno come noi e diverso da noi).

In quest’ottica pedagogica “le buone regole” non sono più quelle formali ed imposte dalle convenzioni e dalle norme sociali prescrittive, ma quelle che lo stesso Fromm indicava valide e fondamentali per tutti, come “amore per la vita” senza infingimenti e con spontaneità, quindi vissute con quello stesso impeto ed entusiasmo che riversiamo proprio nella forma dell’attività ludica e dello svago immediato e spontaneo.

E’ così che la lezione di Libera passa direttamente nei cuori e nelle coscienze dei giovani, invitati a intraprendere un’esperienza di educazione alla legalità, finalizzata a contrastare la persistente minaccia del potere mafioso, attraverso un’esperienza di solidarietà partecipata e di lavoro, praticamente un tirocinio attivo all’aria aperta e con “veri amici”, con i quali condividere momenti di impegno e di autentico scambio di insoliti stati d’animo di partecipazione e di emozioni irripetibili e per questo incancellabili e profondamente gratificanti.

Gli studenti qui riuniti si aspettano un dialogo sulla legalità e sulle forme di lotta per la difesa dello Stato democratico e dei valori costituzionali che lo fondano, pronti ad ascoltare la lezione che Libera Scuola questa mattina ci proporrà.

Ringraziamo di cuore per la presenza accordata ai nostri studenti, per la preziosa collaborazione e per questa importante occasione di incontro-dibattito che questa tappa della Carovana antimafia ci ha consentito.

Prof.ssa Elena Profeti
Referente per l’Educazione alla Legalità
Delegata AISUM (Associazione per l’Insegnamento delle Scienze Umane)

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