Prof.ssa Elena Profeti – Che cos’è il sonno

Prof.ssa Elena Profeti

Che cos’è il sonno

Il sonno è uno stato di temporanea perdita della coscienza in cui il livello di vigilanza è ridotto al minimo e di conseguenza si abbassa la capacità di risposta agli stimoli esterni: il corpo è rilassato a livello muscolare, il ritmo del respiro rallenta e così il battito cardiaco. In questo stato si crea una condizione di isolamento nei confronti della realtà esterna, anche se il passaggio dal sonno alla veglia è soggettivo e selettivo.

Se nel sonno si perde l’attività cosciente, si intensifica invece l’attività inconscia che si esprime nei sogni: questo quotidiano abbandono della coscienza è vitale per l’essere umano.

Nei primi mesi di vita quando non esiste ancora la coscienza, il bambino dorme circa sedici ore al giorno; nell’adulto il ciclo del sonno, variabile da individuo a individuo, si riduce in media a otto ore, ma conserva il valore di rapporto profondo con la propria psiche.

Quale sia la funzione del sonno è una questione ancora controversa, anche se è un dato di fatto che circa un terzo della nostra vita la impieghiamo dormendo. Secondo l’ipotesi più diffusa, il sonno negli animali è un mezzo per conservare energia ed evitare il pericolo.

Per quanto riguarda l’uomo, fin dall’antichità il sonno è stato considerato un meccanismo di ristoro delle energie del corpo e dell’attività cerebrale propria della veglia. Ma è limitativo considerare il sonno solo come un mezzo per ripristinare le energie fisiche, poiché in questo caso basterebbe sdraiarsi e riposare.

Secondo le teorie più recenti, nel sonno si svolge un’intensa attività cerebrale di riorganizzazione delle connessioni neuronali che rafforza i circuiti della memoria, riordinando e selezionando gli stimoli e le esperienze vissute durante il giorno: le onde elettriche che produciamo dormendo servono, appunto, a liberare il cervello da tutti i dati di memoria inutili che lo ”appesantiscono”, rendendolo più agile e flessibile.

Ma, al di là delle funzioni fisiologiche, non bisogna dimenticare che il sonno è sempre legato al sogno (anche quando al risveglio le immagini svaniscono): indubbiamente è proprio questo sprofondare in uno stato di non coscienza ad essere vitale per l’essere umano.

Tutti facciamo sogni, ma, al risveglio, ne conserva meglio le immagini chi è più attento e interessato al proprio mondo interno.

Lo psichiatra americano J. A. Hobson, attraverso le sue ricerche, riportate nel saggio La macchina dei sogni del 1988, ha dimostrato che il sogno nasce dall’interazione di alcuni gruppi di neuroni nella parte del cervelletto chiamata ponte di Varolio. Hobson, polemizzando con la teoria freudiana che interpreta i sogni come desideri, ha sostenuto che i sogni, attivati dai circuiti cerebrali del ”cervello emozionale”, sono sì emotivamente importanti e carichi di significato, ma non esprimono solo desideri rimossi, bensì emozioni e stati d’animo di vario genere, che possono essere tanto positivi quanto negativi.

Le fasi del sonno

La registrazione delle onde cerebrali attraverso l’elettroencefalografo dimostra che il sonno si divide in cinque fasi che si ripetono più volte nel sonno.

Le prime quattro fasi sono di sonno ad onde lente:

– prima fase di addormentamento, ovvero di transizione tra veglia e sonno;

– seconda fase di sonno leggero durante la quale ci si risveglia facilmente;

– terza fase di sonno profondo;

– quarta fase di sonno molto profondo, nella quale il risveglio è più difficile e il ricordo dei sogni più frammentato; la profondità del sonno in questa fase è testimoniata dalle onde di bassa frequenza e di grande ampiezza, dette onde delta, che compaiono sui tracciati dell’ elettroencefalogramma ;

– nella quinta fase, o fase REM (rapidi movimenti oculari) il cervello è più attivo, la corteccia cerebrale è stimolata come nello stato di veglia e gli occhi si muovono con movimenti rapidi.

In questa fase, che fu individuata dal neurofisiologo N. Kleitman nel 1954, vengono attivati i centri cerebrali visivi, mentre si disattivano i centri motori: il tono muscolare si abbassa a livello minimo, la temperatura corporea scende, mentre aumentano la frequenza cardiaca e respiratoria e la pressione arteriosa.

Il sonno REM si ripete ogni novanta minuti circa e con il procedere della notte diventa sempre più lungo.

Nell’adulto esso dura mediamente il 22% del sonno totale, mentre nel neonato ne occupa più della metà.

Il neurofisiologo M. Jouvet ha definito paradossale la fase del sonno REM, in cui da una parte è molto intensa l’attività elettrica cerebrale (tempesta cerebrale) e dall’altra si verifica la completa paralisi della motricità: il tono muscolare sprofonda di colpo e il dormiente si trova quanto mai isolato dall’ambiente e impreparato all’azione. Lo studioso ha sperimentato che i soggetti risvegliati dal sonno REM ricordano i sogni molto più frequentemente e in modo più ricco e dettagliato di coloro che vengono svegliati dal sonno non-REM; anche i rapidi movimenti oculari sembrano indicare che è presente l’attività onirica. Egli ne ha quindi dedotto che il sogno si realizza soltanto nella fase REM.

È stato recentemente accertato, invece, che i sogni accompagnano tutte le fasi del sonno; infatti la privazione del periodo REM non elimina l’attività onirica e del resto è inconcepibile che l’attività psichica possa interrompersi. È vero però che vengono ricordati con maggiore frequenza i sogni della fase REM, forse perché in essa l’attività cerebrale è più intensa che nelle altre fasi di sonno meno profondo e i sogni vengono quindi più facilmente memorizzati.

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