“UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA” riflessioni a cura di Elena Terrosi

Le mie riflessioni sul film di Jane Campion

“UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA”

a cura di Elena Terrosi

(Classe 2aB – Liceo delle Scienze Umane)

“Un angelo alla mia tavola” è un’opera letteraria della scrittrice neozelandese Janet Frame, che ha raccolto con questo titolo i tre volumi della sua autobiografia. La regista Jane Campion, sua connazionale, ha tratto da questo lavoro un film presentato in tre parti alla televisione e al cinema, con lo stesso titolo dell’opera.

Noi di Seconda B lo abbiamo visto a scuola ed io devo dire che ne sono rimasta alquanto impressionata. L’ho trovato appassionante, coinvolgente, commovente ed ho riconosciuto più che giusti i numerosi premi internazionali che gli sono stati conferiti.

Nella sua biografia l’autrice non ha timore di dichiararsi appartenente ad una povera famiglia di contadini della Nuova Zelanda, di essere fisicamente sgraziata e di avere grande difficoltà a socializzare. Ella riesce a superare le ristrettezze economiche e le preoccupazioni familiari grazie al suo grande amore per lo studio ed alla sua straordinaria capacità di scrivere belle poesie e meravigliosi racconti. Si chiude sempre più in se stessa ma, pur di frequentare l’università, si adatta a fare perfino la sguattera per potersi pagare gli studi.

E’ qui che un professore scopre i suoi scritti e ne resta entusiasta. Ma la sua personalità introversa la spinge al suicidio che, per fortuna fallito, la porta, però, ad un’ingiusta sorte: essere rinchiusa in un manicomio come schizofrenica. Vi rimane per otto lunghi anni, subendo tremendi elettroshock e trattamenti disumani. Le sequenze del film che illustrano questo terribile periodo della vita di Janet Frame sono state per me quelle “maggiormente significative”, perché hanno mostrato una giovane affranta, rassegnata, colpita ingiustamente da una falsa diagnosi, ma alla fine salvata proprio grazie al libro da lei scritto, del quale riceve un importante premio letterario. Confesso che la commozione che mi aveva procurato la visione della triste condizione di questa giovane è stata d’un colpo cancellata dall’inaspettato e provvidenziale risultato ottenuto, convincendomi che le “buone qualità personali”, se coltivate con passione e perseveranza, portano sempre a qualcosa di soddisfacente e costruttivo.

Uscita dal manicomio Janet Frame ritorna alla vita. Lentamente, ma sempre con entusiasmo, ella riprende a scrivere perché la sua forte passione, nonostante ciò che ha sopportato, non è stata spenta.

Sia le poesie, ma soprattutto i suoi racconti, toccano intimamente i lettori perché arrivano al cuore. I suoi viaggi a Londra, in Spagna, a Ibiza, dove scopre l’amore di un poeta americano, le creano ancora problemi, finché ritorna nella povera casa paterna, che aveva lasciato, dove però non c’è più alcuna persona tra quelle a lei particolarmente care. Ciò nonostante, è serena ed appagata di essere di nuovo nella sua terra. Ella accetta di vivere in una roulotte vicino alla casa della sorella, continuando ascrivere, ormai famosa e importante, raccontando gli aspetti belli e naturali del suo paese: il vento, l’erba,il mare.

Rimarrà seduta alla sua scrivania fino quasi alla fine dei suoi giorni, coltivando la passione che tante volte l’aveva salvata nei momenti più difficili.

La sua forte personalità è stata caratterizzata sempre dal coraggio, da una volontà di superamento delle difficoltà, dalla ribellione contro l’abbattimento e dalla passione per la scrittura, che l’hanno portata a raggiungere traguardi incredibili.


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