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La genesi della teoria dei quattro temperamenti

La genesi della teoria dei quattro temperamenti

 Che cos’è il temperamento?

Il temperamento è un aspetto della personalità alquanto trascurato dalla Psicologia moderna. Non c’è grande sintonia tra gli psicologi su che cosa debba intendersi per temperamento, e su come esso si distingua dal carattere. Tuttavia, il concetto di temperamento è uno dei più antichi nella storia della psicologia e non sembra affatto il caso di metterlo in disparte, poiché esso consente di raggiungere risultati non trascurabili nella comprensione delle differenze individuali, soprattutto nel campo della Psicologia dell’infanzia. La collocazione ideale del temperamento è tra la costituzione (fisica) ed il carattere (psichico), ed esso sembra costituire un ponte tra la struttura costituzionale e gli aspetti comportamentali. Potremmo dire che il temperamento è il complesso di inclinazioni interiori, che scaturiscono dalla costituzione fisiologica della persona umana. Esso è la caratteristica dinamica di ogni individuo, che risulta dal primato fisiologico di un sistema organico, come il sistema nervoso o quello sanguigno, o di un umore, come la bile o la linfa. Dunque il temperamento è qualche cosa di congenito nell’individuo, perciò non scompare mai. Va precisato che nessun temperamento esiste nella realtà come chimicamente puro.

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Evoluzione storica dell’Antropologia culturale

Evoluzione storica dell’Antropologia culturale 

1. DOVE SI COLLOCA L’ANTROPOLOGIA CULTURALE

Con la Psicologia sociale e la Sociologia l’Antropologia culturale costituisce una delle tre scienze sociali di base. Suole anche essere definita scienza della cultura. In quanto la cultura , in senso antropologico, è costituita dai modi tipici di pensare e di agire dei membri di una società, l’Antropologia culturale studia sia i comportamenti sociali umani e le loro modalità, peculiari di ogni gruppo e sottogruppo, (culture e subculture), quanto i modi tipici del pensiero che sovraintendono loro. Essa si distingue dall’Antropologia fisica, in quanto quest’ultima studia gli aspetti biologici dell’uomo, e dall’Antropologia criminale, interessata alle forme più gravi della devianza sociale. Inoltre si distingue dall’Etnologia, interessata allo studio globale e descrittivo delle società illetterate o ex illetterate; dall’Antropologia sociale, o Etnologia sociale, sviluppatasi specialmente in ambito inglese, che si occupa dell’organizzazione sociale (e cioè della sociologia) dei popoli illetterati o ex illetterati, in primo luogo africani. Archeologia, storiografia e linguistica costituiscono aree interdisciplinari primarie dell’Antropologia culturale.

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Il significato dell’infanzia ed il ruolo delle cure materne nella formazione dell’identità psicologica

La riflessione filosofica sull’educazione a posto l’accento fin dall’antichità sul significato dell’infanzia per evidenziare come il bambino avesse ed abbia bisogno di particolari attenzioni, insegnamenti e cure, per crescere, fortificarsi e diventare un adulto pienamente autonomo, libero e realizzato. In questo senso l’infanzia ha assunto nei secoli un significato ben preciso: essa riguardava la condizione di un soggetto incompleto, che doveva formarsi e che non era capace di intendere come gli adulti. Il nuovo significato di infanzia, che la Psicologia dell’età evolutiva introduce agli inizi del secolo scorso, è riferito invece alla considerazione di un soggetto tutt’altro che incapace, inetto, semplicemente perché bisognoso di crescere, di alimentarsi, quindi di essere accudito e, a tempo debito, anche istruito. Fin dalle prime indagini condotte sullo sviluppo psichico è stato dimostrato che l’infante alla nascita si trova ad attraversare un periodo delicato e determinante per tutte le sue successive acquisizioni e non solo per quelle coinvolte nel periodo dell’età evolutiva.

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L’importanza della Convenzione sui Diritti dell’ Infanzia

IL RETROTERRA DELLA CONVENZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO

 L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è stata costituita il 24 ottobre del 1945, al fine di salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale e per istituire tra le nazioni una cooperazione economica, sociale e culturale.

Nel 1946 sempre l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha creato un fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia : l’UNICEF (United Nations International Children’s Emergency Fund), il cui ruolo principale è stato quello di apportare aiuto ai bambini europei dei paesi devastati dalla seconda guerra mondiale.

Nel 1948 viene adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite La “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Essa proclama i fondamentali diritti civili, politici, economici, sociali e culturali dell’umanità.

Nel 1950 viene stabilita dal Consiglio dell’Europa la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, firmata a Roma il 4 novembre. Essa ha lo scopo di organizzare una garanzia giuridica delle libertà individuali.

Il 20 novembre del 1959 l’ONU adotta la “Dichiarazione dei diritti del bambino” in 10 punti. Il preambolo fa riferimento alla “Carta delle Nazioni Unite” e alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” del 1948. Pur stipulando che il bambino, a causa della sua mancanza di maturità fisica e intellettuale, necessita protezione e cure speciali, essa, però, non è che una Dichiarazione; enuncia dei principi, esprime delle aspettative, traccia un quadro di riferimento, senza peraltro obbligare nessuno a conformarvisi.

Nel 1973 la “Convenzione138”del BIT sull’età minima d’ammissione ad un posto di lavoro mette l’accento sulla necessità di dare al bambino le conoscenze che gli permetteranno di riempire nel futuro il suo ruolo nella società e di proteggere il suo sviluppo fisico, intellettuale e morale.

Il 1979 è l’anno internazionale del bambino. L’Organizzazione delle Nazioni Unite esamina un progetto di “Convenzione sui diritti dell’infanzia” proposta dalla Polonia e nomina un Gruppo di lavoro incaricato di redigere un testo finale.

Il 20 novembre 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta a New York la “Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia” in 54 articoli. Si propone agli Stati del mondo intero di firmarla, poi di ratificarla, impegnando tutti i Paesi firmatari di tale convenzione a predisporre ed emanare leggi attuative dei diritti proclamati nella presente convenzione.

Nel 1990, la “Convenzione sui diritti dell’infanzia” entra in vigore, e diventa dunque un testo giuridico vincolante per tutti i paesi che vi aderiscono.

Nel 1999 la “Convenzione dell’Organizzazione del lavoro” (OIT), concernente le peggiori forme di lavoro dei bambini si pone l’obiettivo di eliminare lo sfruttamento dei fanciulli nel mondo del lavoro.

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