

Le prospettive della formazione culturale nella attuale realtà del social network e della comunicazione tramite il Networking tecnologico.
Riflessioni di Scienze Umane
(Contributo di Michele Muro – Classe 4/A)
Le prospettive della formazione culturale nella attuale realtà del social network e della comunicazione tramite il Networking tecnologico.
3 febbraio 1996.
Io nascevo; le stagioni ancora esistevano; si studiava sui libri di carta; i computer non esistevano, se non in forma di enormi armadi costosissimi, e i telefoni (ni), grandi come mattoni, erano appena nati.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che in così poco tempo la tecnologia potesse fare un salto tanto mostruoso, ma contro ogni logica ed aspettativa in questi vent’anni essa si è evoluta più rapidamente di quanto si sia mai verificato in tutte le fasi della storia che ci hanno preceduto.
Ciò potrebbe sembrare un inaspettato e sorprendente traguardo, e lo è perché l’odierna tecnologia, in gran parte dei casi, dà a tutti le stesse possibilità, anche a coloro che fino ad oggi hanno subito non poche discriminazioni, dovute alle limitazioni della tecnologia stessa: mi riferisco in particolare a chi si trova nella condizione di disabilità. E’ grazie all’innovazione tecnologica che anche i disabili possono, nonostante i loro reali impedimenti, raggiungere un buon livello di autonomia e di sicura padronanza in tutto ciò che si propongono di fare.
Questa opportunità di uguaglianza offerta dalla tecnologia è, per tutti, un elemento molto importante di riscatto personale e di autoaffermazione, che affranca anche persone come gli anziani dallo stato di passività e di inerzia in cui potrebbero precipitare sentendosi tagliati fuori da un mondo in rapido cambiamento, avvertito come inadeguato per loro.
Ma serve davvero sempre tutta questa tecnologia?
L’uomo di oggi è veramente pronto a questo salto di qualità?
Dal punto di vista psicologico, può l’individuo gestire e rapportarsi con tale possibilità, senza restarne schiavo o soffocato?
Io non credo…!
A me pare che tutta questa rete tecnologica, che ci connette e ci collega, questo poter essere sempre ovunque e con chiunque, ci abbia fatto perdere di vista il bisogno di quel piacere autentico dato dalla spontaneità delle cose e dunque del vivere reale. Leggere un libro, annusarne le pagine, incontrare un amico, o semplicemente rapportarsi direttamente con gli altri ha assunto ormai “un gusto di altri tempi”.
Come ogni antidoto benefico può diventare un “veleno mortale” se assunto in dosi imponderate, così oggi sta diventando la tecnologia per l’uomo secondo me, perché egli manca di una corretta formazione culturale all’uso degli odierni social network e dei networking. Nel nostro tempo , dato il travolgente impatto di Internet, questi termini appaiono sempre più sfumati e vengono sostituiti dal termine generico di “rete”. In particolare mi riferisco all’insieme di tutte quelle problematiche, e non soltanto regole, cui due o più soggetti sono condizionati quando incominciano a scambiare ed a condividere “informazioni e risorse”. Ma è forse proprio questo scambio artificioso, fatto di profili virtuali, di cui molti individui hanno bisogno: uno schermo dietro al quale nascondersi, dove un coniglio può trasformarsi in un drago. In questo modo ciascuno può diventare chiunque egli voglia. E’ semplice non dover misurare se stessi né usare il cervello, tanto qualcun altro lo farà per te, al posto tuo mentre dormi!
Da sempre l’uomo ha preteso di combattere instancabilmente, dando la vita per la libertà, ma, dopo averla dolorosamente conquistata, ha finito con l’angosciarsene, smarrendo la sua serenità personale. Questa bramata libertà, sentita con tutto il tormento di una pietra incandescente, per avvertirne meno l’opprimente peso, alla fine viene con gioia scaricata sulle spalle di qualcun altro, costretto ad assumersene ogni responsabilità anche per chi non lo vuole fare. E’ così che va bene, perché non devi decidere, non devi vivere il dubbio della scelta, ma devi soltanto eseguire. La libertà si trasforma quindi in un insopportabile fardello, da abbandonare perché gravoso e fonte di scelte non sempre facili.
Ciò che mi fa davvero indignare è questa vile rinuncia alla responsabilità della propria libertà; anzi mi ferisce profondamente perchè, se un uomo privato della possibilità di scegliere è da ritenere “un essere privo di vita”, allora mi chiedo cos’è colui che, pur avendo l’immenso bene della propria libertà se ne sbarazza? E’ questa la consistente forza del debole, che si fa viltà e codardia.
Gli attuali social network non hanno reso gli individui più sicuri, ma danno loro quell’incoscienza irresponsabile che li fa sentire forti e protetti anche nella loro profonda debolezza. Come l’antico scettico Pirrone mascherava la sua mancanza di responsabilità dietro il dovere del dubbio data l’incertezza della realtà, così oggi individui, profondamente insicuri, sono assunti come simbolo e guida dal gregge degli idioti, quest’ultimi pronti anche a rimboccarsi le maniche a favore di chi in realtà non fa niente per gli altri e non se ne fa carico, pur confidando che il gregge operi con solerzia proprio per lui stesso. Questi “signori”, con il loro incedere tecnologico, non si accorgono nemmeno che calpestano quanto più di straordinario c’è intorno a loro: i libri…! Per questo, se già con il prossimo anno intendessero far usare a scuola un maledettissimo I-pad al posto dei tradizionali testi cartacei, io sarei costretto a rinunciare al gusto di sfogliare le pagine del mio manuale scolastico e di annusarne il loro profumo. Qualcuno mi potrebbe replicare: ti adatti, perché è l’unica cosa che puoi fare. Ma io non lo trovo giusto! Secondo me, tutta questa tecnologia è fuor di misura e gran parte di essa è usata male. Non è indispensabile un computer per scrivere meglio o internet per fare una ricerca…!
Dante Alighieri ha scritto la “Divina Commedia” (un autentico capolavoro), con i semplici mezzi di cui disponeva, ma soprattutto ispirato dalla sua colta forma mentis ed impegnando tutte le sue risorse intellettuali. I grandi filosofi, pensatori, scrittori e poeti non hanno avuto bisogno della tecnologia odierna; perché noi sì? Forse perché, laddove è richiesto un particolare sforzo o impegno per celare effettive carenze, questa ci consente anche di mascherare quella scarsità di doti che la tecnologia ci illude di compensare?
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