Hegel scheda di sintesi sullo sviluppo della “Fenomenologia dello spirito”

Cosa si esprime nella “Fenomenologia dello spirito”?

E’ nella “Fenomenologia dello spirito” che si esprime interamente la nozione hegeliana di verità, quale totalità compiuta, che integra e ricomprende in sé come momenti le visioni parziali colte dall’intelletto.

Va detto che al predominio kantiano dell’intelletto, Hegel sostituisce quello della ragione, che raggiunge l’assoluto: “L’universalità del sapere […] non è la solita indeterminatezza e meschinità del senso comune, ma conoscenza coltivata e compiuta”. La forza di coesione fra le parti consiste per Hegel nella ragione, e nel movimento dialettico dello spirito.

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19 settembre 2014 - Approfondimenti, APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

La funzione del criticismo di Kant.

Quando ci si affida ad un qualsiasi manuale di filosofia per ottenere una indicazione di massima e per poter comprendere l’epoca dell’illuminismo, è inevitabile imbattersi nella definizione che Kant fornisce nel suo breve saggio del 1784 intitolato “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?”, ove Kant scrive:

«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida d’altri”.

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Occasioni per riflettere: Nicola Abbagnano

«I filosofi hanno troppo a lungo trascurato le ragioni della vita. Rinchiusisi nella rocca magica del pensiero, invano han tentato di uscirne; onde han fatto del pensiero il principio e la consumazione finale d’ogni cosa, pur rimanendo sempre inappagati di esso; e si sono eternamente baloccati con insolubili e tormentosi indovinelli. Ma che sarebbe mai un pensiero puro, un pensiero che sia solo, assoluto pensiero? Un’attività vuota ed inutile, una vibrazione unica, eterna, immutabile, in un vuoto infinito. In che, dunque, si distinguerebbe dal nulla? Il pensiero non esiste fuori dell’indivisibile unità dell’ io, ma vive solo nella fluida corrente del suo tendere e del suo agire; la verità fuori dello svolgersi della vita temporale non ha alcun senso e valore, e se anche fosse possibile non sarebbe che un inutile ed ingombrante detrito. Ciò che comunica al pensiero la sua potenza viva, la sua dinamica infinità, ciò che fa d’ogni prodotto spirituale una parte integrale e quasi organica di noi stessi, è la forza oscura della vita, che muove il pensiero e in esso esprime se stessa. La verità è appunto l’espressione astratta e simbolica di un dato istante della vita; e come questa non è mai uguale a se stessa ma si trasforma in un moto che non ha riposo, così pure quel suo aspetto correlativo muta secondo il ritmo di essa. Ogni momento della vita genera dal suo seno la sua propria verità; la quale dura e fiorisce, fin quando durano le condizioni storiche che l’hanno generata; poi decade e vien meno col venir meno di queste.»

(Nicola Abbagnano – “Il Problema della Verità”  )

da:  ”  Le sorgenti irrazionali del pensiero, Capitolo VI, § 3, “Biblioteca di Filosofia”, diretta da A. Aliotta, F. Perella, Genova.

 

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