6 dicembre 2012 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Appunti – Kant “Critica del Giudizio”

 

Immanuel Kant
“Critica del giudizio” – Concetti di base

(appunti dalle lezioni)

“Kritik der Urteilskraft”

E’ questa la terza opera fondamentale di Immanuel Kant della trilogia dedicata al suo criticismo, pubblicata nel 1790.

Abbiamo visto che in Kant i due mondi, “il fenomenico” (il mondo della natura, dell’esperienza), da una parte, e “il noumenico” (il mondo della libertà, del regno dei fini), dall’altra, si contrappongono come se fossero assolutamente diversi e reciprocamente estranei. L’uomo vive ed agisce nella natura, ma deve e può seguire la legge della libertà e, mediante l’evoluzione umana nel mondo empirico, deve venir realizzato il fine posto dalla legge ideale.

La “Critica della Ragion Pura” ha concluso che quella natura che dominiamo con la scienza è soltanto fenomenica, è la realtà come appare allo spirito umano.

il mondo noumenico, il mondo delle cose-in-sé è invece quello al quale apparteniamo come soggetti morali ed è quello che ha concluso la “Critica della Ragion Pratica”, ma di questo mondo non abbiamo conoscenza.

Fra i due mondi c’è un “abisso immenso”, ma questi due mondi non possono essere completamente separati: per Kant deve esserci un fondamento unico comune alla natura e al mondo morale. Ora, con la “Critica del Giudizio” Kant si domanda se non vi siano vie per superare questo “abisso”, questa “spaccatura”. la “Critica del Giudizio” è il tentativo di mediare il mondo fenomenico con il mondo noumenico. Per Kant vi è un fondamento comune o una terza facoltà umana, intermedia fra l’intelletto (facoltà conoscitiva teoretica del mondo fenomenico) e la ragione (facoltà pratica del mondo noumenico): il giudizio, collegato al “sentimento puro”.

Questo fondamento è quella terza facoltà umana, che Kant individua come intermedia tra l’intelletto e la ragione, cioè la facoltà del Giudizio.

Kant concepisce il “sentimento di piacere e di dispiacere” come una terza facoltà fondamentale e si domanda se anche di questa esistano princìpi “a priori”.

 

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