I fondamenti della riflessione di HEGEL nella lettura di ABBAGNANO

Secondo la lettura di Nicola Abbagnano, per poter cogliere lo svolgimento del pensiero di Hegel risulta indispensabile aver chiare, sin dall’inizio, le tesi di fondo dell’idealismo di Hegel:
a) la risoluzione del finito nell’infinito;
b) l’identità fra ragione e realtà;
c) la funzione giustificatrice della filosofia.

LE TESI DI FONDO DELL’IDEALISMO DI HEGEL.

a) La risoluzione del finito nell’infinito.
Con la prima tesi Hegel intende dire che la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, non avendo nulla al di fuori di sé e rappresentando la ragion d’essere di ogni realtà, coincide con l’Assoluto e con l’Infinito, mentre i vari enti del mondo, essendo manifestazioni di esso, coincidono con il finito. Di conseguenza, il finito, come tale, non esiste, perché ciò che noi chiamiamo finito è nient’altro che un’espressione parziale dell’Infinito. Infatti, come la parte non può esistere se non in connessione con il Tutto, in rapporto al quale soltanto ha vita e senso, così il finito esiste unicamente nell’infinito e in virtù dell’infinito. Detto altrimenti: il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è lo stesso infinito.
L’hegelismo si configura quindi come una forma di monismo panteistico: vale a dire una teoria per la quale esiste un’unica realtà divina (monismo) di cui il mondo visibile costituisce la realizzazione o la manifestazione. Nella concezione cristiana Dio è trascendente,quindi c’è una distinzione ontologica fra il Creatore e il mondo creato.
Nel panteismo di Hegel l’Asssoluto si identifica con un Soggetto spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è un “momento” o una “tappa” di realizzazione. Per Hegel, dire che la realtà non è “Sostanza”, ma “Soggetto”, significa sostenere che essa non è qualcosa di immutabile e di già dato, ma un processo di auto produzione che soltanto alla fine, cioè con l’uomo (= lo Spirito), giunge a rivelarsi per quello che è veramente: “Il vero scrive Hegel nella Prefazione alla Fenomenologia dello Spirito è l’intero. Ma l’intero è soltanto l’essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell’Assoluto devesi dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità …”

b) L’identità di Ragione e realtà.
Il Soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel con il termine di Idea o di Ragione, intendendo con queste espressioni l’identità di pensiero ed essere, o meglio, di ragione e realtà. Da ciò il noto aforisma, contenuto nella Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto, in cui si riassume il senso stesso dell’hegelismo: “Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale.”
Con la prima parte della formula, Hegel intende dire che la razionalità non è pura idealità, astrazione, schema, dover essere, ma la forma stessa di ciò che esiste, poiché la ragione “governa” il mondo e lo costituisce. Viceversa, con la seconda parte della formula, Hegel intende affermare che la realtà non è una materia caotica, ma il dispie¬garsi di una struttura razionale (l’Idea o la Ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo. Pertanto, con il suo aforisma, Hegel non esprime la semplice possibilità che la realtà sia penetrata o intesa dalla ragione, ma la necessaria, totale e sostanziale identità di realtà e ragione. Tale identità implica anche l’identità fra essere e dover essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere. Tant’è vero che le opere di Hegel sono costellate di osservazioni piene di ironia e di scherno a proposito dell’ “astratto” e moralistico dover essere che non è, dell’ideale che non è reale. E tutte quante insistono sul fatto che il mondo, in quanto è, e così com’è, è razionalità dispiegata, ovvero ragione reale e realtà razionale che si manifesta attraverso una serie di momenti necessari che non possono essere diversi da come sono. Infatti, da qualsiasi punto di vista guardiamo il mondo, troviamo ovunque, secondo Hegel, una rete di connessioni necessarie e di “passaggi obbligati” che costi¬tuiscono l’articolazione vivente dell’unica Idea o Ragione. In altri termini, Hegel, secondo uno schema tipico della filosofia romantica, ritiene che la realtà costituisca una totalità processuale necessaria, formata da una serie ascendente di “gradi” o “momenti”, che rappresentano, ognuno, il risultato di quelli precedenti ed il presup¬posto di quelli seguenti.

c) La funzione della filosofia.
Coerentemente con il suo orizzonte teorico, fondato sulle categorie di totalità e di necessità, Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono. Però, a dire come dev’essere il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi, giacché essa sopraggiunge quando la realtà ha compiuto il suo processo di formazione. La filosofia, afferma Hegel con un paragone famoso, è come la nottola di Minerva che inizia il suo volo sul far del cre¬puscolo, cioè quando la realtà è già bell’e fatta. La filosofia deve dunque “mantener¬si in pace con la realtà” e rinunciare alla pretesa assurda di determinarla e guidarla. Deve soltanto portare nella forma del pensiero, cioè elaborare in concetti, il conte¬nuto reale che l’esperienza le offre, dimostrandone, con la riflessione, l’intrinseca razionalità.
Questi chiarimenti delineano il tratto essenziale della filosofia e della personalità di Hegel. L’autentico compito che Hegel ha inteso attribuire alla filosofia (e ha cercato di realizzare con la sua stessa filosofia idealistica) è la giustificazione razionale della realtà, della presenzia¬lità, del fatto. Questo compito egli l’ha affrontato con maggiore energia proprio là dove esso sembra più rischioso: cioè nei confronti della realtà politica, dello Stato (infatti può sembrare ovvio che il mondo naturale sia razionale, in quanto regolato da leggi necessarie, mentre è più difficile riconoscere che qualsiasi costruzione storica dell’uomo sia l’espressione di una necessità razionale e che quindi debba essere accettata così com’è).

SCARICA L’ARTICOLO COMPLETO IN VERSIONE PDF

Hai qualcosa a dire? Accedi e lascia il tuo commento!

Devi essere loggato per inviare un commento.