L’importanza e la funzione dell’esperienza nelle scuole attive europee nella prima metà del 900 a cura di Lavinia Passetti

Nella prima metà del 900 la riflessione pedagogica fu segnata da un grande mutamento metodologico: la nascita delle scuole attive, istituzioni sperimentali indirizzate a rispondere ai mutamenti sociali sorti in quel periodo in diverse nazioni europee. Nella scuola tradizionale prevaleva l’eteroeducazione (gli alunni dovevano ripetere solo quello che le maestre dicevano), la scuola era passiva, dominava la figura dell’insegnante. Gli orari, i programmi, i libri di testo erano rigidamente stabiliti, fissati una volta per tutte e mai gli alunni erano coinvolti in prima persona.

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L’inizio della mia vita italiana a cura di Valerij Falcitelli.

Era una luminosa mattina di primavera quando ormai la neve non cadeva più e il ghiaccio per terra era sciolto. Anche le stalattiti di ghiaccio erano cadute dai tetti o abbattute dagli uomini dei palazzi. Si rivedevano le foglie verdi e per terra ricompariva l’erba, il lungo inverno era finito finalmente. Tutti andavano all’esterno più volentieri dopo sei mesi di freddo e di buio. Quei bambini guardavano dalla finestra e speravano di poter uscire per poter giocare.

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Il concetto di realtà o sostanza in Cartesio

Il concetto di realtà o sostanza in Cartesio

 Il presupposto su cui poggia l’intera filosofia di Cartesio

Abbiamo visto che Cartesio è fermamente convinto dell’obbligatorietà di un metodo rigoroso, pari a quello della matematica, da impiegare nell’indagine della speculazione filosofica, valevole non solo per la conoscenza (cioè il piano teoretico della ricerca), ma anche per l’azione (ossia per l’ambito della morale). Tuttavia il presupposto filosofico, che sostiene in ogni caso l’intera impresa speculativa di Cartesio, non è semplicemente quello della ricerca di un metodo di indagine valido e nemmeno la tanto enfatizzata importanza che egli attribuisce alla necessità di ricorrere ad un dubbio metodico iperbolico, ovvero assoluto. Di fatto Cartesio muove da un presupposto filosofico incontrovertibile: per lui è importante, prima di ogni cosa, individuare che cosa è la “realtà”, intesa non semplicemente come realtà dei fenomeni che ci appaiono (la cosiddetta realtà fisica), bensì quella realtà non condizionata da nulla (metafisica dunque) o sostanza veramente reale (in verità originaria e quindi indubitabile), da cui hanno origine tutte le cose, compresa quella realtà fisica che noi vediamo e di cui facciamo continua esperienza.

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