15 febbraio 2013 - APPUNTI, Filosofiamo    No Comments

Facciamo amicizia con Hegel

Facciamo amicizia con Hegel

 

Per Hegel l’Assoluto, ovvero l’Idea, è Realtà razionale che si realizza in modo dinamico secondo un articolato processo di sviluppo.  Cosa vuol dire tutto ciò?

Hegel parte per un viaggio che lo conduce dall’analisi dei fenomeni che ci circondano alla verità. Ma, per capirlo, dobbiamo tornare a Kant, il grande esaminatore. Per Kant l’uomo ha di fronte due grandi incognite:

– il mondo esterno, di cui vediamo gli effetti, ma non ne conosciamo le cause;

– l’Io umano, che noi inseguiamo continuamente con i nostri pensieri e con le nostre percezioni, che però non riusciamo mai a cogliere pienamente.

Questo, secondo Hegel, fa naufragare le teorie di Kant, perché non ci aiuta a capire la verità. Infatti, nella “Critica della Ragion Pura”, Kant usa una bellissima immagine per distinguere la verità dall’apparenza e precisamente l’immagine di un’isola dai confini mutabili, che ha come terreno solido l’esperienza, ossia il rapporto che c’è tra il nostro intelletto ed i nostri sensi. Intorno a quest’isola, però, c’è un mare freddo e tempestoso; chi ci si avventura non può che naufragare (il mare rappresenta la “cosa in sé”). Hegel invece prova a viaggiare proprio lì, in quel mare freddo e tempestoso, tra le apparenze ed i fenomeni, senza fare naufragio, per arrivare finalmente alla terra della verità. Hegel è dunque un esploratore filosofico.

Il viaggio di Hegel nasce dai suoi studi teologici: Hegel individua Dio come uno Spirito in perenne movimento, che si realizza attraverso la storia. Ma si sa: la storia è piena di contraddizioni! Quindi serve uno strumento logico, che ci permetta di comprenderla. Ebbene la “dialettica” è lo strumento che cerca di risolvere le contraddizioni, che esistono in questo mondo. Ma, prima di parlare della dialettica, cerchiamo di capire che cos’è la “storia”. La storia è mossa dalle passioni umane: essa è determinata dall’ambizione, dalla vanità, dall’amore, dall’orgoglio, dall’odio. Gli uomini agiscono in vista dei loro interessi particolari; ma, nel singolo individuo, le varie intenzioni non hanno peso e quindi non hanno neppure un senso. La storia invece un senso ce l’ha, perché la storia è sempre guidata dalla “ragione” e, quando non capiamo la storia, è solo perchè dobbiamo interpretarla. Ad esempio, per quel che riguardala Naturae quindi la fisica, abbiamo visto che è stato solo dopo il contributo di Galileo e quello di Newton che si sono capite tante cose sull’universo, però solamente quando loro le hanno interpretate. Ora Hegel dice che, a prima vista, la storia sembra il banco di un macellaio. Per Hegel noi uomini dobbiamo proprio sporcarci le mani e trasformare quel macello in qualcosa di chiaro, di visibile, di utile e di vivibile. Infatti Hegel è molto contrariato nei confronti dei Romantici alla Schelling. La storia, per Hegel, è però costituita da una molteplicità di istituzioni, di regole, …. Ci sono istituzioni come lo Stato, c’è la famiglia, c’è quella che noi chiamiamo la società civile, cioè il lavoro, il commercio, le industrie. Queste istituzioni possono e devono essere capite, perché esse hanno un senso, perchè in esse c’è la storia. Se comprendiamo quel senso, noi capiamo la realtà. Questo è quello che Hegel chiama l’astuzia della “ragione”. Quindi ad Hegel interessano solo le cose di noi umani e non ha alcuna passione o attenzione perla Naturacome i Romantici. Ad esempio, quando egli svolse l’attività di precettore a Berna nel1796, inoccasione di una passeggiata sulle alpi con i suoi amici, mentre gli altri guardavano rapiti ed ammirati le valli, le montagne, il verde e le fattorie, egli guardò le mucche, chiedendo ai contadini: come ricavassero il latte, il burro ed i formaggi, insistendo poi per sapere che cosa essi ne facessero di tutto quel burro, latte e formaggio! Essi risposero che li inviavano in Italia, per riceverne in cambio altri prodotti per loro indispensabili. Ebbene Hegel, per tutto quanto potè conoscere, manifestò il suo stupore e la sua spontanea gioia, perché questo gli dimostrava e quindi gli testimoniava chela Naturaaveva uno scopo. Ciò, per lui, risolveva molto del problema di Kant, il quale, nella “Critica del Giudizio”, non era riuscito a risolvere questi problemi. Per Hegel la risposta di tutto è nel lavoro umano. Questa è la vera finalità della Natura. E’ il lavoro umano che introduce la finalità, là dove sembra non esserci, se non lo consideriamo. Hegel in qualche modo la pensa come Voltaire, che afferma che Dio non ci ha creato le orecchie perché noi ci mettessimo gli occhiali…! Ciò, che apparentemente sembra non avere scopo, diventa invece una cosa che ha scopo per noi. Il lavoro dell’uomo diventa la cerniera che piegala Naturaagli scopi dell’uomo stesso e dunque della storia.

La famosa frase: “ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale” rimanda alla storia per Hegel. I fatti sono il reale e sono mossi dalla “ragione”; tutto il resto non è reale. Perché allora lo sembra? Per il semplice fatto che la ragione contiene in sé delle contraddizioni e lo sviluppo di queste contraddizioni si risolve proprio nello strumento della dialettica. Tale strumento si articola in: tesi, antitesi e sintesi. Per Hegel la dialettica è un procedimento logico, attraverso il quale si dissolve tutto ciò che è rigido. In altre parole, per Hegel la storia è vita e la vita è continuo divenire. Ebbene la dialettica introduce in un procedimento logico proprio il movimento della vita. Per Hegel infatti non c’è separazione tra il pensiero e il mondo, tutto ciò che succede nel mondo è espressione necessaria di una ragione, ragione che si dispiega, passo dopo passo, nella storia dell’umanità. Quindi la ragione per Hegel non è solo una facoltà umana, ma è la struttura dinamica di tutto ciò che esiste. Ma qui, per capire il meccanismo, entra in gioco la dialettica. Dunque la storia e la vita per Hegel sono un continuo divenire. Ma come si fa a pensare il divenire? Hegel chiarisce che non posso pensare al divenire se non supero le due categorie implicite nel divenire, che sono l’essere ed il nulla. Il divenire, però, non è la somma di essere e nulla; essere e nulla sono conservati, superati ed oltrepassati nel divenire. Ma questo cosa significa? Significa che il pensiero può trasformare il mondo. Per Hegel il pensiero dialettico è il vero pensiero della vita, non ha categorie fisse, perché tanto la realtà cambia di continuo. Facciamo un esempio per capire meglio: sappiamo che in questo momento è giorno e quindi scriviamolo su un biglietto. Vediamo che sono trascorse 7/8 ore e proviamo a rileggere il biglietto, ove è appunto scritto: in questo momento è giorno. Ebbene l’affermazione è sbagliata! Infatti quella che prima credevamo fosse la verità, ora invece, improvvisamente, è diventata una menzogna, perché adesso non è più giorno. Questo esempio ci fa pensare che, se andiamo bene a guardare, la realtà non esiste, tutto è vanità, tutto è temporaneità. Ma allora cosa dovremmo fare? Dovremmo abbandonarci ad un totale scetticismo? Per Hegel no, perché per lui questo fatto, anzi, ci insegna che la ragione non è una cosa finita e limitata, ma che invece essa è semmai un comportamento dinamico, che tende alla totalità. Questo itinerario della ragione, come avviene anche dentro di noi, in relazione al nostro sviluppo interiore di persone in quando cambiamo continuamente nell’arco della nostra vita, così questo avviene anche nella storia, parallelamente all’evoluzione dell’umanità. Quindi cosa dobbiamo fare? Dobbiamo tuffarci dentro e cercare di capire la storia. Sulla base di queste premesse, comprendiamo che, secondo Hegel, ogni passo della ragione deve essere considerato valido e, al tempo stesso, anche falso, poiché è soltanto l’insieme della ragione realizzata nel mondo, cioè l’idea assoluta, che può essere considerata la verità. Ma quella però non la conosciamo e non possiamo conoscerla, perché è sempre in movimento, è sempre in divenire. Secondo Hegel questo è giusto!

In base alla dialettica, la ragione stabilisce un’affermazione (che chiamiamo tesi), poi essa prende in esame le obiezioni che smentiscono questa tesi (si tratta dell’antitesi), successivamente le riassume in una sintesi che le raccoglie, le oltrepassa, le supera (momento della sintesi). Facciamo il seguente esempio, con il quale ha iniziola Logicadi Hegel. Partiamo dall’essere, che come abbiamo visto non è niente di determinato, ma è solo il puro e vuoto essere. Però, se l’essere non ha contenuti e non si può determinare, allora non è “nulla” ed il suo non essere nulla conseguentemente smentisce anche l’essere. Ma il nulla è pur sempre qualcosa, perché è nulla. Ora, che cos’è questo passaggio dal nulla all’essere? E’ appunto il divenire, ossia la sintesi che ricompone sia l’affermazione dell’inizio, sia la sua negazione, entrambe quindi in un concetto che le comprende ambedue, oltrepassandole, superandole.

E’ così che la filosofia di Hegel fa sentire tutto parte di un sistema, perché per Hegel i comportamenti di ognuno di noi si cristallizzano attraverso i contributi di tutti nelle istituzioni sociali e quindi nella storia. Praticamente siamo dei minuscoli tasselli di un grande gioco e per Hegel questo è il vero senso della vita. Invece per Kant gli individui erano moralmente più autonomi.La Filosofia, per Hegel, viene subito dopo per consolidare idealmente tutto quello che è accaduto, insomma per spiegarlo e quindi per giustificarlo. Infatti, secondo Hegel, la civetta (l’uccello di Minerva), quello che era il simbolo della Filosofia, comincia a volare solo al crepuscolo, quando il giorno, con tutti i suoi fatti, volge al termine.

In tal senso dobbiamo concludere che, nell’idealismo hegeliano il finito è una “manifestazione”  dell’infinito (è chiamato anche  “Assoluto “, Realtà, Idea , ecc. ): e l’Infinito è lo Spirito, cioè è la realtà divenuta consapevole di Sè. Ma in quanto Spirito, l’Assoluto è Logos, Ragione, Soggetto spirituale, vale a dire  “attività “, realtà processuale,  “processo “ unitario che si realizza  “dinamicamente attraverso un opportuno processo di “sviluppo” e di  “crescita “, mediante la esplicitazione delle articolazioni o  “momenti “ che lo costituiscono. Il processo di realizzazione (di  “sviluppo “) dell’Assoluto ha natura “circolare”, perché, nel suo manifestarsi, esso dà luogo ad una sorta di  “ritorno “ al momento iniziale, arricchito però della consapevolezza del cammino compiuto; tale processo si presenta secondo la triade  “dialettica “: Idea, Natura e Spirito, che rappresentano i tre momenti costitutivi del Sistema di Hegel.

 

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