Panoramica della Riflessione Pedagogica dal Novecento ai giorni nostri.

 

PANORAMICA DELLA RIFLESSIONE PEDAGOGICA DAL NOVECENTO AI GIORNI NOSTRI

L’esperienza delle “Scuole Nuove” e la teorizzazione dell’attivismo

LE SCUOLE NUOVE E L’EDUCAZIONE ATTIVA DEL ‘900:

Il carattere comune di queste scuole risiede nel richiamo all’attività del fanciullo. Il fanciullo è spontaneamente attivo e per questo necessita di essere liberato dai vincoli dell’educazione familiare e scolastica, il che gli permette di manifestare liberamente le sue inclinazioni primarie. Su questa base anche la vita stessa della scuola deve mutare completamente, prevedendo attività non esclusivamente intellettuali, ma soprattutto di intervento e di modificazione delle cose a diretto contatto con l’ambiente naturale, rispettando così la natura globale del fanciullo, che non tende mai a separare conoscenza e azione. Però, accanto al movimento operativo delle scuole nuove si sviluppa, in stretta correlazione dialettica con esso ed in una prospettiva di costituzione di un progetto unitario dell’educazione attiva, un’intensa varietà di iniziative di teorizzazione pedagogica, al fine di reperire i fondamenti scientifici e gli obiettivi educativi di base, in opposizione alla scuola ed alla pedagogia tradizionali, incapaci di comprendere non solo la natura attiva del bambino, ma anche la natura dell’insegnamento come complementare all’esperienza dell’allievo e non ad esso contrapposta. La pedagogia attivistica pone al centro della propria ricerca teorica e del proprio agire educativo il puerocentrismo, con l’attivo protagonismo del fanciullo, collegato ad una concezione pratica e motivazionalmente orientata dell’apprendimento, mediante la centralità affidata al gioco ed al lavoro nella stimolazione dell’interesse e dei bisogni emotivi, pratici e cognitivi dei bambini che apprendono operando direttamente. 

 

 

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